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Transizione IRPEF: com’è cambiato il fisco dal 2023

Transizione IRPEF: com’è cambiato il fisco dal 2023
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La nuova Legge di Bilancio 2025 semplifica la tassazione italiana, riducendo la complessità fiscale con un sistema a tre aliquote, favorendo chiarezza e stabilità.

Transizione IRPEF: com’è cambiato il fisco dal 2023
Photo by stevepb – Pixabay

La Legge di Bilancio del 2025 segna un punto di svolta per la tassazione italiana, consolidando la struttura dell’IRPEF in un sistema a tre aliquote. Questa riforma, nata da sperimentazioni avviate nel 2023, sta per rivoluzionare il panorama fiscale del nostro paese.

Dopo un lungo processo di evoluzione, l’IRPEF ha finalmente trovato una configurazione stabile. Già nel 2023 si era fatto il primo passo riducendo gli scaglioni da cinque a quattro, e l’anno successivo, il sistema è diventato ancora più snello con una struttura a tre aliquote. Ora, con la Legge di Bilancio 2025, questa configurazione diviene permanente, offrendo una nuova stabilità nel contesto fiscale.

Il nuovo ordine dell’IRPEF a tre aliquote

Con l’avvento del 2025, la nuova architettura dell’IRPEF prevede tre aliquote che segmentano i redditi in modo chiaro e diretto:

23% per redditi fino a 28.000 euro: Questa fascia accoglie i contribuenti con redditi medio-bassi, consentendo loro un respiro fiscale maggiore rispetto al passato.
35% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro: Una fascia che mantiene costanza rispetto agli anni precedenti, coprendo una significativa parte della popolazione.
43% per redditi superiori a 50.000 euro: Questa aliquota interessa l’alta fascia di redditi e rimane invariata per chi supera questa soglia.
L’introduzione di queste fasce rende il sistema meno complicato del precedente, dove più scaglioni creavano confusione e difficoltà nella determinazione del carico fiscale.

Il confronto con il passato: dall’IRPEF 2023 a oggi

Confrontando la struttura odierna con quella del 2023, emerge chiaramente come la transizione a tre aliquote semplifichi enormemente il sistema. Due anni fa, erano in vigore quattro scaglioni:

Fino a 15.000 euro al 23%;
Tra 15.000 e 28.000 euro al 25%;
Tra 28.000 e 50.000 euro al 35%;
Oltre 50.000 euro al 43%.
La vera innovazione della nuova riforma si trova nell’abolizione dell’aliquota del 25%, assorbendo questo intervallo nel 23% fino a 28.000 euro. Questo cambiamento ha apportato non solo una semplificazione del sistema, ma anche un risparmio per molti contribuenti che ora beneficiano di tassazioni meno gravose.

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L’impatto sui contribuenti Italiani e possibili sviluppi futuri

La definitiva adozione delle tre aliquote porta conseguenze significative. Tra i vantaggi principali spicca una maggiore semplicità nella calcolazione della imposta, facilitando così la vita dei contribuenti e diminuendo la frammentazione esistente in passato. Allo stesso tempo, i redditi medio-bassi guadagnano grazie alla diminuzione dell’aliquota al 23%, permettendo un risparmio tangibile. Inoltre, la stabilità del sistema contribuirà a una pianificazione economica più sicura sia per famiglie che per imprese, riducendo le incertezze che accompagnano i frequenti cambiamenti normativi.

Ma la storia non finisce qui. Il dibattito sulla progressività dell’IRPEF è tutt’altro che concluso. In futuro, potremmo assistere a nuove modifiche volte a diminuire ulteriormente la pressione fiscale sui redditi medio-bassi, mantenendo così viva la discussione sul miglioramento di questo sistema.

In sintesi, la riforma dell’IRPEF ha inaugurato una nuova era, promettendo un sistema fiscale più efficiente e meno ingombrante. Tuttavia, è essenziale monitorare da vicino quali saranno gli effetti sull’equilibrio finanziario dello Stato, garantendo che i benefici per i contribuenti non compromettano la sostenibilità delle finanze pubbliche.