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TFR come anticipo pensionistico: ecco come cambierà la riforma dal 2026

TFR come anticipo pensionistico: ecco come cambierà la riforma dal 2026
Photo by Nature_Design – Pixabay
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Il Trattamento di Fine Rapporto potrebbe diventare lo strumento chiave per anticipare il pensionamento: la proposta del governo punta a trasformare la liquidazione in rendita previdenziale.

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Per molti, il TFR ha sempre rappresentato la speranza di realizzare un progetto personale: aiutare un figlio a comprare casa, avviare un’attività o semplicemente godersi un meritato traguardo. Oggi, però, il suo destino sembra cambiare.
Con la riforma delle pensioni prevista nella prossima legge di Bilancio, il Trattamento di Fine Rapporto potrebbe essere destinato a un utilizzo del tutto diverso: anticipare l’uscita dal lavoro.

La proposta riguarda chi desidera lasciare il lavoro prima dell’età ordinaria di pensionamento. Se da un lato si rinuncia alla possibilità di utilizzare il TFR per finalità personali, dall’altro si guadagna un vantaggio concreto: accedere prima alla pensione.

Una nuova strada per il pensionamento: le parole di Durigon

A confermare la direzione della riforma è stato il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha parlato della possibilità di impiegare la “buonuscita” per raggiungere il requisito minimo necessario ad accedere alla pensione anticipata contributiva.

Questa misura, riservata a chi ha iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995, richiede:

  • almeno 64 anni di età,
  • 20 anni di contributi,
  • e soprattutto un assegno pari ad almeno tre volte l’importo dell’assegno sociale.

Non sempre, però, la sola pensione INPS basta a raggiungere questa soglia. Ecco perché si valuta l’idea di integrare la rendita previdenziale anche con il TFR.

Fondi pensione e TFR: un’unica rendita per anticipare l’uscita

Già oggi è possibile sommare alla pensione maturata presso l’INPS la rendita derivante dalla previdenza complementare. La novità della riforma, però, sta nell’idea di ampliare il ruolo dei fondi pensione, consentendo ai lavoratori di versarvi anche il TFR.

In questo modo:

  • si potenzia la rendita finale,
  • si facilita il raggiungimento della soglia minima prevista dalla legge,
  • e si allarga la platea di chi può accedere all’uscita anticipata.

Il cambiamento, come chiarito dallo stesso Durigon, non sarà imposto: il conferimento del TFR ai fondi integrativi resterà facoltativo. Toccherà quindi al singolo lavoratore decidere se destinare la liquidazione a un futuro pensionistico più vicino, oppure conservarla per altri progetti.

Pensione anticipata anche per chi ha carriere miste

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Un altro aspetto significativo della riforma riguarda i lavoratori con carriere miste, ovvero coloro che hanno iniziato a versare contributi prima del 1996. Anche per loro si aprirà la possibilità di utilizzare il TFR per anticipare la pensione.

Secondo le anticipazioni:

  • sarà possibile andare in pensione a 64 anni,
  • con almeno 25 anni di contributi,
  • sommando previdenza pubblica e integrativa.

Una scelta che apre nuovi scenari anche per chi finora non rientrava nelle misure anticipate. L’alternativa sarà chiara: arrivare a 67 anni e incassare il TFR per intero, oppure ritirarsi prima, utilizzando quella stessa somma per raggiungere il requisito pensionistico.

Il governo, infine, punta a congelare l’aumento dell’età pensionabile previsto dal 2027, mantenendola stabile a 67 anni. Una decisione che potrebbe offrire maggiore certezza ai lavoratori nella pianificazione del proprio futuro.