Durante un evento ad Austin, Texas, Elon Musk ha accolto la notizia con il suo stile inconfondibile: ballando e cantando di fronte al pubblico.

Non si tratta di una somma in contanti, ma di azioni: un piano che, se completato, porterebbe Musk a raddoppiare la sua partecipazione in Tesla, passando dall’attuale 13% al 25%. La decisione è arrivata al termine di una votazione molto seguita dai mercati, che ha visto forti tensioni tra chi sosteneva il piano e chi ne metteva in dubbio l’equità.
Due influenti proxy advisor, Glass Lewis e ISS, avevano raccomandato di votare contro. Anche il fondo sovrano norvegese e il fondo pensione californiano Calpers avevano espresso parere negativo. Tuttavia, il 75% degli azionisti ha dato il via libera, sostenuto da colossi come Vanguard, BlackRock, State Street e Charles Schwab.
La posta in gioco: obiettivi ambiziosi per un compenso da sogno
Ottenere l’intero pacchetto, però, non sarà semplice. Musk dovrà rispettare una serie di obiettivi molto ambiziosi, a partire dalla capitalizzazione di Tesla. Il piano prevede dodici tranche di azioni: la prima scatterà quando il valore di mercato dell’azienda passerà dagli attuali 1.500 miliardi a 2.000. Le successive nove verranno assegnate a ogni incremento di 500 miliardi, mentre le ultime due solo al raggiungimento di soglie da 1.000 miliardi ciascuna.
Per incassare l’intero compenso, Tesla dovrà arrivare a una valutazione monstre di 8.500 miliardi di dollari, un traguardo finora inedito per qualsiasi società quotata.
Auto, robot, AI: il futuro secondo Musk
La crescita in borsa, però, non basterà. Il piano prevede anche una serie di risultati operativi: 20 milioni di auto elettriche vendute, 10 milioni di abbonamenti alla guida autonoma, 1 milione di robot umanoidi e altrettanti robotaxi in attività commerciale. Il tutto accompagnato da utili rettificati pari a 400 miliardi di dollari.
A oggi, i numeri sono ancora lontani: nel terzo trimestre del 2025 Tesla ha venduto 498.000 veicoli, generando ricavi per 28 miliardi e un utile netto di 1,389 miliardi. Il rapporto prezzo/utili si attesta a 260, dieci volte oltre la media dell’S&P 500. Nonostante questo, le azioni Tesla sono in rialzo nel pre-market: la conferma del piano allontana il timore che Musk possa lasciare l’azienda. Da gennaio, il titolo ha guadagnato il 17,6%; negli ultimi cinque anni, il balzo è stato del 230%.

Tra politica, opinione pubblica e un divario sempre più marcato
Il 2025 non è stato un anno tranquillo per Musk. La sua vicinanza a Donald Trump e il breve periodo trascorso alla guida del DOGE (Dipartimento per l’efficientamento governativo) hanno generato malumori, soprattutto tra i clienti progressisti. Secondo uno studio del National Bureau of Economic Research, le vendite di Tesla avrebbero potuto essere dal 67% all’83% più alte se Musk non fosse sceso in campo politicamente.
E mentre negli Stati Uniti i compensi raggiungono cifre astronomiche, l’Europa osserva con un misto di stupore e scetticismo. Il potenziale pacchetto di Musk vale da solo più dell’intera capitalizzazione della Borsa italiana. Intanto, aziende come NVIDIA hanno superato i 5.000 miliardi di dollari di valore, segnando un’ulteriore distanza tra Wall Street e il resto del mondo.
Non è solo una questione di numeri. È una questione di mentalità, di approccio, di fiducia nel rischio. E se l’Europa fatica a tenere il passo, forse è il momento di chiedersi se la risposta debba essere morale… o semplicemente strategica.

