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Tasse, scatta la polemica: sei “ricco” in Italia se guadagni oltre 28.000 euro lordi

Tasse, scatta la polemica: sei “ricco” in Italia se guadagni oltre 28.000 euro lordi
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La nuova legge di Bilancio 2026 accende il dibattito: il taglio delle tasse previsto dal governo favorirebbe soprattutto i redditi medio-alti. E scoppia la polemica politica.

Tasse, scatta la polemica: sei “ricco” in Italia se guadagni oltre 28.000 euro lordi

Sono bastate le prime audizioni tecniche sulla manovra economica per innescare uno scontro acceso. L’ISTAT e l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) hanno messo in evidenza come il taglio IRPEF previsto dal governo per il 2026 andrebbe in misura prevalente a beneficio dei redditi più alti. In particolare, il piano prevede una riduzione dell’aliquota dal 35% al 33% per i contribuenti con redditi tra 28.000 e 50.000 euro, con un risparmio massimo annuo di 440 euro. Tuttavia, questa cifra verrebbe azzerata per chi dichiara oltre 200.000 euro lordi, tramite una decurtazione forfettaria delle detrazioni. Una misura che ha comunque scatenato la reazione dell’opposizione, con Angelo Bonelli (AVS) che ha parlato apertamente di “regalo ai ricchi”, posizione condivisa anche da PD e M5S.

Chi ne beneficia davvero? Le cifre degli organismi tecnici

Secondo i dati dell’ISTAT, l’85% delle risorse generate dal taglio andrebbero ai due quinti più ricchi della popolazione. L’Upb è ancora più preciso: il 96% dei dirigenti beneficerebbe dello sconto fiscale, contro il 53% degli impiegati, il 37% degli autonomi, solo il 27% dei pensionati e appena il 16% degli operai. Una distribuzione che suggerisce uno sbilanciamento evidente a favore dei redditi medio-alti. Tuttavia, il reale problema, secondo alcuni osservatori, starebbe nelle dimensioni ridotte dell’intervento: coinvolge circa 13 milioni di contribuenti, con un beneficio medio di appena 200 euro annui. Eppure, la polemica si è concentrata su chi ne trae maggiore vantaggio, come se dichiarare 50.000 euro lordi – ovvero meno di 2.500 euro netti al mese – fosse ormai da considerarsi un lusso in Italia.

Tasse, scatta la polemica: sei “ricco” in Italia se guadagni oltre 28.000 euro lordi
Photo by geralt – Pixabay

Il nodo redistributivo: chi merita davvero il taglio?

Negli ultimi anni, la politica fiscale ha privilegiato i redditi più bassi. Dal 2024, ad esempio, l’aliquota per i redditi tra 15.000 e 28.000 euro è scesa dal 25% al 23%, inglobandoli nel primo scaglione IRPEF. Anche i contributi previdenziali sono stati ridotti stabilmente del 7% per chi guadagna fino a 25.000 euro e del 6% per chi arriva a 35.000. Dunque, per la prima volta la manovra fiscale si rivolge ai redditi medio-alti. Ma, secondo la logica espressa da alcuni esperti, gli sgravi fiscali dovrebbero riguardare solo chi paga poco o nulla. Una visione che entra in contrasto con i dati ufficiali: in Italia, il 43% dei contribuenti non versa alcun IRPEF, mentre il 27% paga il 77% del totale. Eppure, proporre tagli fiscali a questi ultimi sembra diventato quasi un tabù.

Un dibattito ideologico più che tecnico

La discussione pubblica si è così trasformata in un confronto ideologico. È legittimo che la politica cavalchi l’indignazione elettorale, ma che a sostenere la narrazione dei “ricchi sopra i 28.000 euro” siano anche organismi tecnici solleva più di una perplessità. In un contesto europeo, simili dichiarazioni potrebbero dare l’impressione che in Italia basti uno stipendio medio per essere considerati privilegiati. Eppure, un dibattito fiscale sano dovrebbe considerare l’intera platea di chi contribuisce davvero al bilancio statale. Altrimenti si rischia di incentivare la riduzione dei redditi dichiarati, mandando un messaggio distorto proprio a quei cittadini che già oggi reggono buona parte del sistema fiscale. La questione non è solo di numeri, ma di equilibrio e coerenza nelle scelte redistributive.