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Stipendi più bassi per redditi bassi

Stipendi più bassi per redditi bassi
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La revisione del cuneo fiscale porta tagli in busta paga per lavoratori con redditi annui tra 8.500 e 9.000 euro, con una riduzione fino a 1.200 euro annui.

Stipendi più bassi per redditi bassi
Photo by stevepb – Pixabay

Nonostante ripetute assicurazioni volte a tranquillizzare le fasce più deboli, anche il governo Meloni ha dovuto riconoscere l’inevitabile: alcuni lavoratori perderanno 1.200 euro l’anno. Questa perdita deriva dalla nuova impostazione del cuneo fiscale, che si concentra sul reddito complessivo e non più soltanto su quello lavorativo. Mentre i guadagni tra 10.000 e 35.000 euro annui subiranno riduzioni minime dei loro salari, solo 96 euro l’anno, chi guadagna meno di 8.500 euro o più di 35.000 vedrà vantaggi sostanziali.

Alla base della protesta dei sindacati e dei partiti di opposizione c’è la riduzione dei salari per i redditi più bassi, in un periodo in cui l’inflazione ha già reso la vita più cara. Il ministero dell’Economia sta valutando soluzioni per restituire questi soldi, ma la questione è complessa e richiederà tempo. Qual è quindi il futuro del cuneo fiscale?

Gli effetti del cuneo fiscale sui salari

Il cuneo fiscale rappresenta la differenza tra il costo complessivo del dipendente per l’azienda e quanto effettivamente percepito in busta paga. Anche in Italia, questo valore è considerato eccessivamente elevato, influenzando negativamente il potere d’acquisto. La sottosegretaria al ministero dell’Economia, Lucia Albano, ha annunciato un’attenta analisi su possibili integrazioni per coloro che, nel 2024, perderanno il trattamento integrativo di 1.200 euro. Questo trattamento, originato dal governo Renzi e modificato dai successivi esecutivi Conte e Draghi, sarà mancante a causa della riduzione dell’imponibile fiscale.

Le opposizioni, in particolare la Cgil, sottolineano che questa perdita dipende dalla diminuzione della base imponibile che ha spinto alcuni contribuenti al di sotto della soglia minima per beneficiare del trattamento integrativo Irpef. Questo è stato possibile grazie alla riduzione dei contributi sociali, che ha aumentato l’imponibile fiscale, trasformando coloro che non pagavano imposte in contribuenti soggetti a Irpef, ottenendo così il trattamento integrativo temporaneo. La cancellazione del taglio contributivo ha riportato questi lavoratori alla condizione di incapienza fiscale.

Chi subisce perdita e chi risparmia

La spiegazione di Albano chiarisce che la modifica coinvolge un numero limitato di persone. Questi lavoratori, che nel 2024 hanno ricevuto un trattamento integrativo “non dovuto”, nel 2025 perderanno questo vantaggio a causa della assenza del taglio contributivo. La sottosegretaria ha assicurato che il governo sta esaminando un’estensione del trattamento integrativo che possa coinvolgere anche i futuri lavoratori che si troveranno in questa situazione fiscale. L’obiettivo è offrire un maggiore sostegno ai redditi più bassi piuttosto che riparare gli effetti di misure temporanee.

In un contesto di polemica accesa, il Movimento 5 stelle ha denunciato una “presa per il cuneo”, riferendosi alla nuova situazione fiscale che, secondo loro, danneggia milioni di lavoratori. Critiche sono arrivate anche dai leader dei Verdi e di Sinistra Italiana, che accusano il governo Meloni di essere lontano dai problemi reali del Paese. Le simulazioni mostrano che chi guadagna meno di 9.000 euro perderà la somma più significativa, mentre i redditi superiori ne guadagneranno.

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L’impatto su diverse fasce di reddito

Analizzando le diverse fasce di reddito, emerge un chiaro quadro di chi perde e chi guadagna dal nuovo cuneo fiscale. I lavoratori con redditi annui di 25.000 euro vedranno una riduzione di appena 96 euro, mentre chi guadagna 10.000 euro perderà 16 euro. Le perdite saranno minime anche per chi guadagna 15.000 euro e 23.000 euro. Al contrario, i lavoratori con un reddito annuo di 45.000 euro beneficeranno di un aumento di 460 euro.

Tuttavia, per determinare se un lavoratore ha il diritto al nuovo cuneo fiscale, è necessario considerare non solo il reddito da lavoro dipendente ma anche il reddito complessivo. Questo nuovo approccio esclude i pensionati, potendo così differenziarsi da altre misure fiscali tradizionali. Nonostante le critiche e le contestazioni, questo nuovo sistema rappresenta un cambiamento significativo nella gestione delle tasse e dei contributi, suscitando un dibattito acceso sui suoi effetti reali sulla popolazione lavorativa.