Dopo l’accettazione della domanda, l’Agenzia comunicherà l’importo esatto e il calendario mensile dei pagamenti.

Una rateizzazione lunga dieci anni, senza sanzioni né interessi, per i debiti accumulati tra il 2000 e il 2023: la cosiddetta rottamazione quinquies è tra le misure fiscali più attese e discusse. Presentata in Senato alla fine di febbraio su iniziativa della Lega, la proposta ha suscitato grande attenzione, ma i lavori hanno subito un brusco rallentamento. A bloccare l’iter è stata la necessità, da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, di valutare l’impatto economico della misura.
Nel frattempo, resta alta l’attenzione su tempistiche e benefici previsti. L’obiettivo dichiarato è ambizioso: alleggerire l’enorme carico da oltre 1.200 miliardi di euro che grava sulle spalle dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, offrendo ai contribuenti una via sostenibile per regolarizzare la propria posizione.
Come funziona la rottamazione quinquies: 120 rate e niente interessi
Il fulcro della proposta è la possibilità di saldare le cartelle esattoriali in 120 rate mensili, diluite su dieci anni, mantenendo fisso l’importo di ciascuna. Il contribuente pagherebbe solo la quota capitale, senza aggio, sanzioni o interessi. Un meccanismo pensato per agevolare chi ha difficoltà a sostenere rate elevate e per aumentare l’adesione alla misura.
Rispetto alle precedenti definizioni agevolate — come la rottamazione quater, ancora in corso — la nuova proposta introduce condizioni più favorevoli anche sul fronte della decadenza. Il contribuente infatti manterrebbe il diritto alla definizione agevolata anche in caso di mancato pagamento fino a otto rate, non necessariamente consecutive. Un cambio di passo rispetto al passato, dove il ritardo anche di una sola scadenza poteva far saltare tutto.
Scadenze e sospensioni: cosa prevede il disegno di legge
Secondo il testo attualmente al vaglio del Parlamento, il termine per la presentazione della domanda era inizialmente fissato al 30 aprile. Una data ormai superata, ma che offre un’indicazione chiara su quali potrebbero essere i tempi da tenere in considerazione se la proposta dovesse proseguire il suo iter.
Una volta presentata l’istanza, scatterebbero una serie di effetti immediati: sospensione dei termini di prescrizione e decadenza, stop a nuove procedure esecutive e blocco di fermi e ipoteche non ancora iscritti. Inoltre, il contribuente non verrebbe considerato inadempiente per la durata della definizione agevolata, conservando l’accesso a benefici come il DURC.
Dopo l’accettazione della domanda, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione sarebbe tenuta a comunicare l’importo esatto da versare e il calendario delle rate, con scadenze mensili.
Chi può aderire e quali debiti rientrano: non solo tasse

Non si parla solo di imposte. La rottamazione quinquies, se approvata, includerebbe anche i debiti previdenziali e le entrate locali, a patto che gli enti competenti deliberino in tal senso. In sostanza, anche multe e tributi comunali potrebbero rientrare nel perimetro dell’agevolazione, secondo modalità che sarebbero definite dai singoli enti.
Dal 2017 a oggi, le rottamazioni si sono susseguite con regolarità: dalla prima, introdotta con il decreto 193/2016, fino alla quater recentemente riaperta dal Milleproroghe. Queste misure hanno avuto un tratto comune: alleggerire il carico fiscale dei contribuenti senza azzerare il debito principale, tentando al tempo stesso di recuperare parte delle somme accumulate nel magazzino della riscossione.
Tuttavia, il ricorso ciclico a queste soluzioni solleva interrogativi. Lo stesso viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha messo in guardia dal rischio che le continue sanatorie finiscano per minare il rispetto delle regole fiscali. Per ora, però, la proposta della Lega resta in attesa di riprendere il suo cammino parlamentare. E solo nei prossimi mesi — forse nel 2026 — si saprà se il nuovo capitolo della rottamazione prenderà davvero forma.