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Riscatto contributi INPS: come aumentare l’importo pensione

Riscatto contributi INPS: come aumentare l’importo pensione
Photo by stevepb – Pixabay
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Anche i pensionati possono riscattare anni non coperti da contributi e migliorare la propria posizione previdenziale con benefici concreti.

Riscatto contributi INPS: come aumentare l’importo pensione
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Nel sistema previdenziale italiano esiste una possibilità poco conosciuta ma estremamente utile: il riscatto dei contributi. Questo strumento consente di rendere validi ai fini pensionistici alcuni periodi privi di versamenti, come quelli dedicati allo studio universitario o fasi di inattività lavorativa. In questo modo, si possono colmare vuoti contributivi e raggiungere più rapidamente i requisiti per la pensione, senza attendere il limite d’età ordinario.

La misura non è riservata soltanto a chi deve ancora andare in pensione: anche i pensionati possono avvalersene per rivalutare la propria posizione contributiva e ottenere un trattamento economico più elevato.

Riscatto e pace contributiva: un mix per migliorare l’assegno

Chi ha già smesso di lavorare tende spesso a ritenere chiusa la partita con l’INPS. Tuttavia, è possibile agire anche in fase post-pensionamento. Strumenti come la pace contributiva consentono di riscattare fino a cinque anni di periodi non coperti da contributi, trasformandoli in anni utili per aumentare l’importo della pensione.

Nonostante ciò, molti contribuenti trascurano questa opportunità, limitandosi a verificare cedolini o scaricare la CU per la dichiarazione dei redditi. Ma esistono margini di miglioramento che vale la pena esplorare, specie quando si tratta di ottimizzare un assegno mensile destinato ad accompagnare tutta la vita.

Controllare l’estratto conto contributivo fa la differenza

Prima di intraprendere qualunque iniziativa, è essenziale esaminare attentamente il proprio estratto conto previdenziale. L’INPS potrebbe non aver considerato tutti i contributi versati nel corso della carriera lavorativa, soprattutto quelli accreditati presso altre casse o quelli riscattabili.

Il riscatto del corso universitario, ad esempio, può aggiungere fino a cinque anni alla propria anzianità contributiva. Una verifica scrupolosa può evidenziare margini di intervento, anche attraverso strumenti meno conosciuti ma altrettanto efficaci, come le maggiorazioni sociali, le integrazioni al minimo e i trattamenti di famiglia.

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Quando i contributi mancano: il riscatto è a carico del lavoratore

Esiste infine la possibilità di intervenire sui periodi lavorativi privi di contribuzione a causa dell’omissione da parte del datore di lavoro. In questi casi, il lavoratore può ricorrere alla costituzione di una rendita vitalizia, versando di tasca propria quanto non è stato pagato in passato.

Tutte le operazioni di riscatto, dalla pace contributiva al riscatto degli anni universitari, sono a totale carico del contribuente. Ma ogni euro investito confluisce nel montante previdenziale individuale, accrescendo in modo diretto il valore della pensione. Una scelta che, se ben ponderata, può trasformarsi in un vantaggio concreto per il futuro.