Chi ha già trasmesso il modello 730/2025 può aspettarsi i primi rimborsi IRPEF anche su pensioni e Naspi. Le tempistiche variano in base alla data di invio, ma l’INPS è pronta a partire con gli accrediti.

L’iter per l’erogazione dei rimborsi fiscali sul modello 730 è ormai avviato. Dopo i primi pagamenti a luglio per i lavoratori dipendenti, anche pensionati e percettori di Naspi iniziano a ricevere gli accrediti IRPEF, ma con un mese di ritardo rispetto ai dipendenti. L’INPS, in qualità di sostituto d’imposta, effettua i conguagli a partire dal secondo mese successivo alla trasmissione della dichiarazione dei redditi.
Chi ha inviato il modello entro maggio sarà il primo a beneficiare del rimborso, atteso già da agosto. Per chi ha trasmesso la dichiarazione a giugno, i pagamenti scatteranno da settembre in poi. Il calendario proseguirà a scaglioni mensili fino a dicembre, salvo ritardi causati da controlli o anomalie.
Le scadenze da conoscere per capire quando arriverà il rimborso
Il calendario dei rimborsi segue step ben precisi. Tutto dipende dalla data di trasmissione del modello 730 e dal momento in cui l’Agenzia delle Entrate comunica il prospetto di liquidazione (modello 730-4) all’INPS. Ecco le principali scadenze da tenere a mente:
- 15 giugno per modelli inviati entro il 31 maggio;
- 29 giugno per quelli trasmessi tra l’1 e il 20 giugno;
- 23 luglio per chi ha presentato tra il 21 giugno e il 15 luglio;
- 15 settembre per le dichiarazioni dal 16 luglio al 31 agosto;
- 30 settembre per gli invii effettuati nel mese di settembre.
Per i pensionati e per chi percepisce la Naspi, i conguagli vengono effettuati sempre due mesi dopo la disponibilità del 730-4. Agosto è dunque il primo mese utile per ricevere i rimborsi, ma solo se la dichiarazione è stata presentata nei tempi più rapidi.
Se il rimborso non arriva: quando scatta il controllo dell’Agenzia delle Entrate

Non tutti i rimborsi vengono liquidati in tempi brevi. Alcuni modelli 730 vengono infatti sottoposti a controlli preventivi, che possono ritardare l’erogazione anche di diversi mesi. L’Agenzia delle Entrate può decidere di approfondire la verifica nei seguenti casi:
- modifiche rilevanti rispetto al 730 precompilato che influiscono su imposte e redditi;
- incongruenze tra i dati dichiarati e quelli delle certificazioni uniche o degli anni precedenti;
- presenza di anomalie già segnalate negli anni scorsi;
- richieste di rimborso superiori a 4.000 euro.
In questi casi, il pagamento può slittare fino a marzo 2026, soprattutto se i controlli richiedono accertamenti documentali o verifiche incrociate con altri enti.
Come monitorare i tempi e prepararsi a eventuali ritardi
Per evitare sorprese è utile controllare periodicamente l’area personale sul sito dell’Agenzia delle Entrate o sul portale INPS. Qui è possibile visualizzare lo stato di avanzamento della pratica e l’eventuale data prevista per l’accredito. È importante conservare tutta la documentazione fiscale utilizzata nella dichiarazione, specialmente in presenza di bonus o detrazioni di rilievo.
Nel frattempo, chi attende il rimborso deve tenere presente che le tempistiche sono flessibili e legate non solo alla data di invio del modello 730, ma anche alla presenza di eventuali anomalie che possono rallentare le operazioni di conguaglio. La regola resta comunque la stessa: chi ha inviato prima, riceve prima.