Nel pubblico impiego e tra i redditi bassi, molti attendono ancora gli aumenti promessi: le buste paga non riflettono la riforma.

Nel 2025 lo Stato mette in campo un intervento dal valore complessivo di 18 miliardi di euro per alleggerire la pressione fiscale sul lavoro. L’obiettivo? Ridurre di un punto percentuale il costo del lavoro rispetto al 2020 e abbassare l’aliquota media effettiva dell’IRPEF di 5,6 punti rispetto al 2024. In teoria, a beneficiarne dovrebbero essere 33 milioni di contribuenti. Tuttavia, a quattro mesi dall’entrata in vigore delle misure, non tutti i lavoratori hanno visto concretamente gli effetti in busta paga. Soprattutto nel pubblico impiego, molte retribuzioni restano in attesa degli aumenti promessi.
IRPEF e cuneo fiscale: un sistema che cambia, ma non per tutti
Nel nuovo impianto previsto dalla Legge di Bilancio, la revisione dell’IRPEF si traduce in tre aliquote e in un taglio strutturale del cuneo fiscale. Un’operazione che mira a rendere più competitivo il lavoro dipendente. Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, l’Italia è tra i paesi del G20 che più hanno perso potere d’acquisto salariale dal 2008. Il costo della vita è salito, ma gli stipendi non hanno tenuto il passo. Così, per recuperare terreno, l’intervento si concentra sulla fascia di reddito fino a 40.000 euro, introducendo un contributo in busta paga fino a 1.000 euro annui sotto i 32.000 euro, che decresce fino ad annullarsi a 40.000 euro.
Chi guadagna (davvero) con le nuove regole
Gli aumenti medi stimati sono di circa 730 euro annui per oltre 21 milioni di dipendenti. Ma non tutti sono sulla stessa barca. Chi ha un reddito inferiore ai 20.000 euro riceve un contributo calcolato in base a fasce progressive, con percentuali decrescenti: 7,1% fino a 8.500 euro, 5,3% tra 8.500 e 15.000 euro, e 4,8% tra 15.000 e 20.000 euro. Tuttavia, c’è chi è rimasto escluso. I lavoratori con redditi tra 8.500 e 9.000 euro, ad esempio, hanno perso il bonus di 100 euro introdotto in passato, senza ottenere un beneficio equivalente con le nuove regole. È uno dei paradossi ancora irrisolti della riforma.

Riforma IRPEF e semplificazione: obiettivi ancora lontani
Mentre il Parlamento si prepara a esaminare il Documento di Finanza Pubblica da inviare a Bruxelles entro fine aprile, restano sul tavolo diverse incognite. Gli attesi correttivi all’IRPEF e il passaggio definitivo a tre aliquote sono ancora in sospeso. Anche la promessa di una soluzione per i lavoratori penalizzati, annunciata da Marco Osnato a febbraio, è rimasta senza seguito. Il Governo rivendica l’effetto strutturale delle misure, sottolineando che «assicurano benefici di carattere distributivo» e favoriscono «la semplificazione del sistema fiscale». Ma per molti cittadini, la semplificazione resta un obiettivo più teorico che concreto. I 18 miliardi di spesa pubblica messi in campo, al momento, sembrano ancora lontani dal generare risultati visibili per tutti.