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Più controlli fiscali mirati: come il Fisco individua i contribuenti a rischio evasione

Più controlli fiscali mirati: come il Fisco individua i contribuenti a rischio evasione
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Con l’analisi dei dati e un punteggio di affidabilità fiscale, l’Agenzia delle Entrate punta a un controllo più strategico e selettivo.

Più controlli fiscali mirati: come il Fisco individua i contribuenti a rischio evasione
Photo by geralt – Pixabay

Nel nuovo piano operativo dell’Agenzia delle Entrate, guidata da Vincenzo Carbone – recentemente confermato alla direzione – la lotta all’evasione prende una direzione sempre più precisa: selezionare i contribuenti a rischio attraverso un sistema di analisi avanzata. Al centro di questa strategia c’è l’elaborazione dei dati forniti dalle quasi 200 banche dati gestite da Sogei, il partner tecnologico dell’amministrazione fiscale. Il punteggio di affidabilità fiscale diventa un indicatore chiave: chi ottiene uno score negativo entra nel mirino per eventuali accertamenti. Il supporto della tecnologia resta fondamentale, ma l’Agenzia ribadisce il ruolo insostituibile del personale umano nell’attività di controllo.

Controlli in aumento e focus sulle imprese medie

Il piano prevede un incremento costante dei controlli nei prossimi anni: si parte da 270.000 verifiche nel 2026, con una crescita del 20% rispetto al 2025, per arrivare ad almeno 350.000 controlli entro il 2028. L’attenzione sarà rivolta in particolare alle imprese di medie dimensioni, con un aumento dei controlli del 20% già nel 2026 e un ulteriore salto del 50% previsto entro tre anni. Il messaggio è chiaro: l’adempimento spontaneo è incoraggiato, ma chi ignora gli alert del Fisco rischia verifiche anche per importi minimi, specialmente se le anomalie si ripetono in più periodi d’imposta.

Più controlli fiscali mirati: come il Fisco individua i contribuenti a rischio evasione

Le partite Iva e le anomalie nei punteggi Isa

Un altro fronte caldo riguarda i soggetti Isa, ovvero le partite Iva tenute a compilare le “pagelle fiscali”. La platea coinvolta è ampia e variegata: oltre due milioni di soggetti tra imprese, professionisti e società, suddivisi in 1.100 codici attività. Di fronte a numeri così elevati, l’Agenzia non può permettersi controlli generici. Ecco perché un punteggio Isa basso può diventare un campanello d’allarme utile a concentrare gli sforzi sulle posizioni più a rischio, in cui potrebbero emergere redditi non dichiarati o imposte non versate. Il sistema premia dunque la trasparenza, penalizzando chi mostra segnali di opacità.

Concordato biennale: chi rifiuta l’accordo rischia di più

C’è poi un legame diretto con il concordato preventivo biennale (Cpb), che prevede un patto tra contribuente e Fisco per fissare in anticipo il reddito su cui pagare le imposte. Chi è stato segnalato per anomalie è stato invitato a regolarizzare la propria posizione e ad aderire al Cpb. Tuttavia, chi rifiuta o decade dall’accordo sarà soggetto a un rafforzamento dei controlli: lo prevede espressamente la normativa, che affida a Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate il compito di intensificare l’attività ispettiva verso questi soggetti. Anche per loro, dunque, la tolleranza sarà sempre più bassa.