Il governo valuta modifiche alla pensione anticipata per le lavoratrici: tra ipotesi di rilancio e scenari ancora da definire, cresce l’attesa per la legge di Bilancio.

Senza una riforma previdenziale strutturale all’orizzonte, il 2026 potrebbe comunque segnare l’arrivo di novità significative sul fronte delle pensioni. Tra le misure sotto osservazione torna alla ribalta Opzione Donna, lo strumento che consente alle lavoratrici di accedere in anticipo alla pensione. Le ultime dichiarazioni del sottosegretario Claudio Durigon (Lega), intervistato dal Corriere della Sera, indicano un chiaro intento: non solo preservare la misura, ma valutare un suo possibile rafforzamento. Un segnale importante, considerando che altri canali come Quota 103 sembrano destinati a scomparire.
Una misura discussa ma ancora strategica
Opzione Donna continua a far discutere, proprio per la sua natura selettiva e penalizzante. Eppure, il governo sembra considerarla una leva ancora utile. Durigon ha espresso l’intenzione di impedire l’aumento dei requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia previsto nel 2027 e ha rilanciato l’idea di permettere l’uscita a 64 anni con 25 anni di contributi, legando il TFR alla previdenza integrativa. In questo contesto, Opzione Donna rappresenta un canale strategico per ampliare le possibilità di pensionamento femminile. L’esecutivo esclude al momento una sua abolizione e valuta invece interventi che potrebbero renderla più accessibile.
Perché Opzione Donna ha perso efficacia negli ultimi anni
Negli ultimi anni, Opzione Donna ha registrato un netto calo nelle adesioni. Le restrizioni introdotte hanno ridotto drasticamente il numero di potenziali beneficiarie. In origine, bastavano 58 anni (59 per le autonome) e 35 anni di contributi, senza ulteriori criteri. Oggi, invece, la misura è riservata a lavoratrici in situazioni particolari: donne invalide, caregiver, licenziate o dipendenti di aziende in crisi. Anche l’età di accesso è aumentata, con una soglia che può arrivare fino a 61 anni. Secondo Durigon, la platea “naturale” si sarebbe ormai esaurita, rendendo necessario un intervento di ampliamento o modifica per ridare slancio alla misura.

Cosa potrebbe cambiare nel 2026
L’idea di “potenziare” Opzione Donna resta ancora vaga. Una possibilità concreta è il ritorno alla versione originaria, estendendo di nuovo l’accesso a tutte le lavoratrici con 35 anni di contributi, senza limiti di categoria. Meno probabile, invece, l’eliminazione del calcolo contributivo, dato che la misura nasce proprio su base interamente contributiva. Più realistico potrebbe essere un allargamento a nuove categorie, ad esempio includendo le lavoratrici con mansioni gravose. In ogni caso, ogni ipotesi dovrà trovare conferma nella prossima legge di Bilancio. Solo allora sarà chiaro se e come Opzione Donna verrà rilanciata davvero.