Il blocco potrebbe lasciare 44 mila lavoratori senza reddito per tre mesi, riaccendendo il rischio di nuovi esodati.

Accedere alla pensione non è mai stato semplice, ma i nuovi aggiornamenti normativi potrebbero rendere il traguardo ancora più lontano per molti. Secondo la normativa attuale, si può ottenere la pensione di vecchiaia al compimento dei 67 anni, a patto di aver versato almeno vent’anni di contributi. Esistono anche formule di uscita anticipata, come la pensione anticipata ordinaria, che consente il pensionamento con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, e 41 anni e 10 mesi per le donne, indipendentemente dall’età anagrafica.
Tuttavia, ogni due anni, questi parametri vengono adeguati all’aspettativa di vita, e il prossimo aggiornamento previsto per il 2027 potrebbe portare a un innalzamento dei requisiti. Si ipotizza un aumento di tre mesi: 67 anni e 3 mesi per la pensione di vecchiaia e 43 anni e 1 mese per la pensione anticipata. Un cambiamento che rischia di avere effetti a catena su chi ha già pianificato l’uscita dal lavoro.
Fornero avverte: rischio concreto per 44 mila lavoratori
L’ex ministra Elsa Fornero, intervenuta nella trasmissione Di Martedì, ha dichiarato che l’aumento previsto era noto da tempo, e ha espresso sorpresa per la mancanza di comunicazioni ufficiali in merito. Il vero nodo, però, riguarda le cosiddette misure di “scivolo” pensionistico come l’isopensione. Chi ha aderito a questi programmi rischia di rimanere per tre mesi senza stipendio e senza pensione, a causa dello slittamento dei requisiti.
Secondo le ultime stime, sarebbero oltre 44 mila le persone coinvolte in questa situazione. Un ritorno degli “esodati” sembra ormai una prospettiva concreta: cittadini che, dopo aver lasciato il lavoro contando su una precisa finestra pensionistica, si troverebbero privi di ogni forma di sostegno economico per un periodo non breve. Una falla normativa che potrebbe trasformarsi in un caso politico e sociale.
Salvini frena sull’aumento dell’età pensionabile
La reazione politica non si è fatta attendere. Il ministro Matteo Salvini ha annunciato l’intenzione del governo di bloccare l’adeguamento dell’età pensionabile previsto per il 2027. Tra le proposte della Lega anche l’estensione della cosiddetta “quota 41” per tutti i lavoratori, misura che consentirebbe l’uscita dal lavoro con 41 anni di contributi, senza vincoli anagrafici.
Una linea che però non trova tutti concordi. Elsa Fornero, sempre nella stessa intervista, ha criticato la rigidità della posizione leghista, sottolineando che in molti casi lavorare qualche mese in più può significare una pensione più consistente. Ma cosa ne pensano davvero i lavoratori, soprattutto quelli impiegati in mansioni usuranti?

Riforma in vista: si tenta di salvare il biennio 2027-2028
Il governo valuta di stanziare fino a 200 milioni di euro per congelare temporaneamente l’aumento dell’età pensionabile. L’obiettivo è mantenere invariati i requisiti attuali almeno fino al 2028, evitando uno “scalone” che potrebbe compromettere i piani previdenziali di migliaia di cittadini. Il tema resta però caldo, anche in vista della riforma generale del sistema pensionistico, attesa da tempo.
L’auspicio è che le nuove misure tengano conto delle reali condizioni di lavoro e delle aspettative di vita, bilanciando sostenibilità finanziaria e giustizia sociale. La certezza è che la discussione sulle pensioni continuerà a tenere banco, con un occhio attento alle decisioni di oggi che incideranno profondamente sul futuro di milioni di italiani.