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Pensione invalidi INPS: come funziona e chi può richiederla

Pensione invalidi INPS: come funziona e chi può richiederla
Photo by stux – Pixabay
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Le visite mediche e il verbale INPS sono essenziali per l’accesso alla pensione anticipata con invalidità lavorativa certificata.

Pensione invalidi INPS: come funziona e chi può richiederla
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Per le persone con disabilità, il sistema previdenziale italiano prevede forme di pensionamento anticipato dedicate. Tra le principali, spicca la pensione di vecchiaia anticipata riservata agli invalidi con una riduzione permanente della capacità lavorativa pari almeno all’80%. Si tratta, però, di un’invalidità previdenziale – e non civile – riconosciuta in relazione all’attività lavorativa abituale.

In base a questa misura, le donne possono accedere alla pensione a partire dai 56 anni e gli uomini dai 61, a condizione di aver maturato almeno 20 anni di contributi. Il riconoscimento dell’invalidità passa attraverso un iter che prevede la visita presso la commissione medica dell’INPS, seguita dall’emissione del verbale di accertamento. Solo in seguito, l’Istituto valuta l’effettiva incompatibilità tra lo stato di salute e l’attività lavorativa svolta.

Altre vie per l’anticipo: Ape Sociale e Quota 41

Accanto alla pensione di vecchiaia anticipata, esistono due importanti alternative per gli invalidi con almeno il 74% di disabilità certificata: l’Ape Sociale e la cosiddetta Quota 41. L’Ape Sociale consente l’uscita a 63 anni e 5 mesi con almeno 30 anni di contributi, mentre la Quota 41 permette di andare in pensione a prescindere dall’età anagrafica, purché si abbiano 41 anni di contributi, di cui almeno 35 effettivamente lavorati (escludendo quelli figurativi per malattia o disoccupazione).

Un ulteriore vincolo richiesto per la Quota 41 è l’aver versato almeno un anno di contributi prima dei 19 anni. Queste misure sono particolarmente rilevanti per i cosiddetti lavoratori precoci, ovvero coloro che hanno iniziato a lavorare molto giovani e che, spesso, si trovano in condizioni fisiche compromesse proprio a causa di un lungo percorso lavorativo.

Le prestazioni legate al grado di invalidità

Il riconoscimento dell’invalidità parte da una soglia minima del 33% di riduzione della capacità lavorativa e dà diritto a una serie di agevolazioni. Tra queste: l’esenzione dal ticket sanitario, l’accesso al collocamento mirato e prestazioni economiche come l’assegno ordinario di invalidità, la pensione di inabilità e l’assegno mensile di assistenza.

La pensione di inabilità civile, ad esempio, viene riconosciuta a chi ha un’invalidità totale (100%) e ha tra i 18 e i 67 anni. Non è legata ai contributi versati, ma prevede limiti reddituali: nel 2024, l’importo mensile è pari a 333,33 euro per 13 mensilità, e il reddito personale non deve superare i 19.461,12 euro lordi all’anno.

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Assegni per invalidi parziali e minori

Per chi ha una capacità lavorativa ridotta tra il 74% e il 99%, è previsto un assegno mensile di assistenza, erogato tra i 18 e i 67 anni, con un limite reddituale annuo pari a 5.725,46 euro. Anche in questo caso, l’importo mensile corrisposto per il 2024 è di 333,33 euro per 13 mesi.

Diverso è il caso dell’assegno ordinario di invalidità, che richiede una riduzione superiore ai due terzi della capacità lavorativa (67%) e almeno cinque anni di contributi, di cui tre versati nell’ultimo quinquennio. Infine, l’indennità di frequenza è destinata ai minori con difficoltà persistenti che frequentano strutture scolastiche o riabilitative: il sussidio, sempre pari a 333,33 euro mensili, è legato alla frequenza e al reddito familiare, che non deve superare i 5.725,46 euro.