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Pensione anticipata nel 2025: due vie poco conosciute per completare subito la carriera

Pensione anticipata nel 2025: due vie poco conosciute per completare subito la carriera
Photo by blickpixel – Pixabay
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Per chi ha carriere contributive incomplete, il riscatto di alcuni periodi può aprire le porte della pensione prima del previsto. Senza stratagemmi e senza dover lavorare ancora per anni.

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Molti italiani si trovano a pochi anni dalla pensione ma senza i contributi necessari per accedere alle misure anticipate. Spesso mancano i fatidici 20 anni per la vecchiaia o i 41-42 richiesti per le formule come Quota 103, Quota 41, Opzione Donna o l’Ape Sociale. Ma c’è uno strumento legale, poco utilizzato, che può fare la differenza: il riscatto degli anni di studio universitario.

Questo tipo di riscatto è possibile solo se si è conseguita la laurea: frequentare l’università non basta, serve aver completato il percorso. Quegli anni, se riscattati, diventano utili a tutti gli effetti per il calcolo della pensione. In pratica, si trasformano in contributi versati, accorciando sensibilmente il percorso verso l’uscita dal lavoro. Un’opzione utile, soprattutto per chi si trova a pochi anni dai requisiti minimi.

La pace contributiva: come recuperare i “buchi” nell’estratto conto

Oltre alla laurea, un’altra soluzione altrettanto efficace è la pace contributiva. Rivolta a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, consente di colmare fino a 5 anni di vuoti contributivi presenti tra il primo e l’ultimo versamento registrato. Per chi ha già aderito alla misura nel triennio 2019-2021, la finestra si amplia fino a 10 anni.

Il riscatto in questo caso prevede un pagamento, calcolato sulla base della retribuzione annua e dell’aliquota prevista per il proprio fondo pensione. Non è una soluzione gratuita, ma in molti casi può rappresentare un investimento strategico per anticipare l’uscita dal lavoro. La pace contributiva è stata riattivata per il biennio 2024-2025, offrendo una seconda chance a chi in passato non ha potuto aderire.

Occhio alle condizioni: il riscatto non sempre conviene

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Se da un lato il riscatto può accelerare l’accesso alla pensione, dall’altro richiede attenzione. Non sempre, infatti, rappresenta una scelta vantaggiosa. Il caso più delicato riguarda i cosiddetti “contributivi puri”, cioè chi non ha versato nulla prima del 1996. Per loro esiste una via preferenziale per il pensionamento anticipato a 64 anni, purché abbiano almeno 20 anni di contributi e un assegno pari a tre volte l’importo dell’assegno sociale.

Riscattare gli anni universitari in questi casi può rivelarsi controproducente: si perde lo status di contributivo puro, uscendo automaticamente dalla platea di chi può accedere alla pensione anticipata contributiva. In cambio, si ottiene solo un parziale passaggio al sistema retributivo, con benefici economici spesso minimi. La valutazione, quindi, va fatta con attenzione e con il supporto di un esperto previdenziale.

Quanto costa riscattare? Agevolazioni e detrazioni

Nessuno dei due strumenti, né il riscatto della laurea né la pace contributiva, è gratuito. L’onere da versare può essere significativo, seppure in alcuni casi siano previste formule agevolate. È possibile ottenere detrazioni fiscali nella dichiarazione dei redditi, ma resta il fatto che si tratta di un esborso importante.

Il riscatto può arrivare fino a 5 anni nel caso della laurea, ma è flessibile: non è obbligatorio riscattare tutti gli anni insieme. Prima di procedere è essenziale valutare la propria posizione contributiva, l’età, la retribuzione e l’impatto che questi periodi avranno sul calcolo finale della pensione. Una scelta ponderata può anticipare la pensione anche di cinque anni, ma una valutazione frettolosa rischia di produrre effetti opposti.