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Pensione anticipata 2025, rischi e tagli per chi esce prima

Pensione anticipata 2025, rischi e tagli per chi esce prima
Photo by Alexas_Fotos – Pixabay
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Le nuove regole penalizzano chi sceglie Quota 103: fino al 30% in meno sull’assegno per chi ha contributi ante 1996.

Pensione anticipata 2025, rischi e tagli per chi esce prima
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Il desiderio di staccare la spina prima del tempo accomuna una vasta fetta di contribuenti. Ma scegliere di anticipare il ritiro dal lavoro può riservare amare sorprese, soprattutto per chi punta a massimizzare l’importo della pensione. Con l’uscita anticipata, infatti, si rischia di incassare un assegno più magro rispetto alle aspettative. Le cause sono diverse e, con le modifiche introdotte nel 2025, la situazione è diventata ancora più sfavorevole. Alcune misure hanno reso l’accesso alla pensione anticipata non solo più difficile, ma anche meno conveniente. Uno scenario che si prevede ancor più critico nel 2027, quando entreranno in vigore requisiti più stringenti e coefficienti di calcolo ulteriormente penalizzanti.

Coefficienti di trasformazione: cosa è cambiato nel 2025

Una delle modifiche più rilevanti introdotte nel 2025 riguarda l’aggiornamento dei coefficienti di trasformazione, fondamentali per convertire il montante contributivo in assegno pensionistico. Questo sistema interessa sia chi ha una pensione interamente contributiva sia coloro che rientrano nel calcolo misto. A determinare la revisione è stato l’aumento dell’aspettativa di vita: più a lungo si vive, minore è l’importo riconosciuto mensilmente. Il risultato? Chi lascia il lavoro in anticipo si ritrova con importi inferiori rispetto al passato. E nel 2027 la situazione peggiorerà ancora: è già previsto un ulteriore abbassamento dei coefficienti e un inasprimento dei requisiti anagrafici di tre mesi. In altre parole, andare in pensione prima costerà di più in termini di perdita economica.

Più si lavora, più si guadagna: perché rimandare conviene

In un sistema interamente contributivo, rimanere attivi più a lungo offre vantaggi concreti: ogni anno in più di lavoro equivale a un montante contributivo più alto e, quindi, a un assegno più corposo. Inoltre, chi posticipa la pensione beneficia di coefficienti più generosi, proprio grazie all’età maggiore al momento del pensionamento. Per alcune categorie di lavoratori, continuare a lavorare può tradursi in un incremento fino al 19% dello stipendio, grazie a specifici sgravi contributivi. È il caso di chi ha già i requisiti per la pensione anticipata ordinaria — 42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 e 10 mesi per le donne — ma decide di rimanere in servizio fino ai 67 anni. In questo modo, l’aliquota del 9,19% a carico del lavoratore nel Fondo Pensione Lavoratori Dipendenti viene azzerata.

Quota 103 e le perdite per chi sceglie di uscire prima

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Anche chi raggiunge i 62 anni di età e i 41 di contributi può optare per la Quota 103. Tuttavia, questa strada impone un vincolo: la pensione viene calcolata interamente con il sistema contributivo, senza la parte retributiva più vantaggiosa per chi ha una lunga storia lavorativa. Chi ha versato almeno 18 anni di contributi prima del 1996 rischia così di perdere fino al 30% del valore della pensione. Una scelta da valutare con attenzione, perché dietro la prospettiva di un’uscita anticipata si nascondono tagli consistenti. E non sorprende che, secondo le statistiche, le richieste di pensionamento anticipato stiano diminuendo. Il rischio di una penalizzazione troppo pesante scoraggia molti contribuenti, che preferiscono attendere condizioni più favorevoli.