La pensione contributiva anticipata a 64 anni è accessibile solo se l’importo maturato è almeno triplo rispetto all’assegno sociale.

Per la maggior parte dei lavoratori, il traguardo della pensione si raggiunge con la cosiddetta pensione di vecchiaia ordinaria, che richiede 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi. Questa è la soglia attuale, valida almeno fino al 2026, e riguarda in particolare i nati nel 1958 e 1959, che nel 2025 avranno raggiunto l’età richiesta.
Dal 2027, però, potrebbe entrare in vigore un adeguamento legato all’aspettativa di vita, con un possibile innalzamento a 67 anni e 3 mesi. Questo cambiamento coinvolgerebbe i nati nel 1960, anche se non comporterebbe la perdita del diritto alla pensione di vecchiaia.
Va ricordato che, per poter accedere, l’importo della pensione maturata non può essere inferiore all’assegno sociale in vigore nell’anno del pensionamento, pari a 538,69 euro mensili per il 2025.
Le uscite anticipate: quando si può smettere prima
Chi ha una carriera contributiva interamente successiva al 31 dicembre 1995 può valutare la pensione anticipata contributiva. Questa misura consente l’uscita a 64 anni di età, con 20 anni di contributi, purché la pensione calcolata sia almeno pari a tre volte l’assegno sociale. Alcune categorie, come le lavoratrici madri, godono di requisiti leggermente più favorevoli.
Nel 2025, i nati nel 1961 potranno beneficiarne, seguiti nel 2026 dai nati nel 1962 e nel 2027 da quelli del 1963. Tuttavia, anche questa opzione prevede una finestra mobile di tre mesi tra il raggiungimento del requisito e la decorrenza effettiva della pensione.

Misure speciali: Quota 103, Quota 41 e Ape Sociale
Tra le soluzioni temporanee, la Quota 103 resta una delle più discusse. Prevede l’uscita con 62 anni di età e 41 anni di contributi, attualmente accessibile ai nati nel 1963. Se confermata, nel 2026 includerebbe i nati nel 1964.
Una possibile alternativa è la Quota 41 flessibile, con gli stessi contributi ma una penalizzazione graduale: -2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni, fino a un massimo del 10%.
Un’altra misura da tenere d’occhio è l’Ape Sociale, destinata a categorie fragili come disoccupati, caregiver, invalidi o addetti a lavori gravosi. Richiede 63 anni e 5 mesi di età, con almeno 30 o 36 anni di contributi, in base alla categoria. Attualmente accessibile ai nati fino al 1962, potrebbe essere estesa anche ai nati nel 1963 nel 2026, se prorogata.
Opzione Donna: un’uscita flessibile ma incerta
Infine, esiste una misura pensata esclusivamente per le donne: la Opzione Donna. Ad oggi è aperta alle nate fino al 1965, a condizione di aver maturato 35 anni di contributi e un’età compresa tra 59 e 61 anni, variabile in base al numero di figli.
Tuttavia, il futuro di questa misura è ancora incerto. Le nate nel 1966 potrebbero essere escluse se non verrà confermata o riformulata. Resta inoltre il vincolo che tutti i requisiti anagrafici e contributivi devono essere soddisfatti entro il 31 dicembre dell’anno precedente la domanda.