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Oro fisico, arriva la tassa agevolata: il nuovo emendamento per far emergere capitali nascosti

Oro fisico, arriva la tassa agevolata: il nuovo emendamento per far emergere capitali nascosti
Photo by Stevebidmead – Pixabay
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Nella Manovra 2026 spunta una proposta per incentivare la regolarizzazione dell’oro da investimento non documentato: imposta ridotta al 12,5% e possibile gettito fino a 2 miliardi di euro.

Oro fisico, arriva la tassa agevolata: il nuovo emendamento per far emergere capitali nascosti
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Un nuovo emendamento alla Manovra 2026 punta i riflettori sull’oro da investimento detenuto senza documentazione d’acquisto. L’iniziativa, firmata dai parlamentari Giulio Centemero (Lega) e Maurizio Casasco (Forza Italia), propone un’imposta sostitutiva agevolata al 12,5%, sensibilmente inferiore all’attuale 26% sulle plusvalenze. La misura si rivolge a chi possiede oro fisico—come lingotti, monete e placchette—senza poter dimostrare il prezzo di acquisto.

Chi sceglierà di aderire potrà rivalutare il proprio oro entro il 30 giugno 2026, versando l’imposta in un’unica soluzione o in tre rate annuali, con un interesse del 3% sulle successive. L’obiettivo dichiarato è duplice: far emergere una ricchezza sommersa e generare nuove entrate per le casse dello Stato.

Un patrimonio nascosto: quanto oro c’è nelle case degli italiani

Il tesoro d’oro privato custodito in Italia ha dimensioni sorprendenti. Secondo le stime contenute nella proposta, tra le abitazioni e le cassette di sicurezza si nasconderebbero tra 4.500 e 5.000 tonnellate di oro fisico. Un quantitativo che, al valore attuale di mercato—circa 111.000 euro al chilo—corrisponde a un controvalore tra 499 e 550 miliardi di euro.

Di questo patrimonio, circa un quarto sarebbe classificabile come oro da investimento: tra 1.200 e 1.500 tonnellate, per un valore stimato tra 133 e 166 miliardi di euro. Una riserva consistente, ma in gran parte fuori dal radar del fisco.

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Un’opportunità per regolarizzare e risparmiare sulle imposte

Per i contribuenti, la misura si traduce in una possibilità concreta di mettere in regola le proprie riserve d’oro con una tassazione più leggera. In assenza di documentazione, infatti, chi vende oro oggi è costretto a versare il 26% sull’intero importo incassato, e non solo sulla plusvalenza. L’imposta ridotta al 12,5% rappresenta quindi un’occasione per alleggerire il carico fiscale in vista di future cessioni.

Il meccanismo ricalca altri interventi già sperimentati con successo, come la rivalutazione delle criptoattività o dei terreni. Una finestra temporanea con regole chiare, pensata per incentivare la regolarizzazione di patrimoni altrimenti destinati a restare nell’ombra.

Effetti immediati per le casse pubbliche

Dal punto di vista dello Stato, l’emendamento potrebbe garantire un incasso significativo nel breve termine. Anche con un’adesione limitata—stimata attorno al 10% dei possessori di oro da investimento—le entrate potrebbero oscillare tra 1,6 e 2 miliardi di euro. Una somma non trascurabile, che contribuirebbe a finanziare parte delle misure previste nella Manovra 2026, magari evitando tagli o coprendo spese prioritarie.

In un momento in cui il bilancio pubblico richiede nuove risorse senza gravare eccessivamente su imprese e famiglie, l’oro torna protagonista. Ma stavolta, per uscire dall’ombra.