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Opzione Donna 2025: requisiti, età e chi può davvero beneficiarne

Opzione Donna 2025: requisiti, età e chi può davvero beneficiarne
Photo by allser – Pixabay
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Con due figli bastano 59 anni: un’opportunità concreta per molte donne escluse dal pensionamento ordinario.

Opzione Donna 2025: requisiti, età e chi può davvero beneficiarne
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Nel dibattito sulla previdenza italiana, certi stereotipi sembrano duri a morire. Tra questi, uno dei più diffusi è che il calcolo contributivo penalizzi sempre le lavoratrici. Questo convincimento spinge molte donne a rimandare l’uscita dal lavoro, temendo tagli consistenti sull’assegno mensile. Tuttavia, se si analizza con attenzione una misura come Opzione Donna, emergono aspetti spesso trascurati che ribaltano la narrazione dominante. La verità? In diversi casi, il pensionamento anticipato con Opzione Donna risulta tutt’altro che svantaggioso.

Una misura che si è evoluta nel tempo

Introdotta per offrire un canale di uscita anticipata alle lavoratrici, l’Opzione Donna ha subito diverse modifiche nel corso degli anni. Pur restringendo la platea delle beneficiarie, le regole di calcolo dell’assegno sono rimaste invariate. Oggi, rispetto agli esordi, la misura si rivolge a quattro categorie specifiche: donne invalide con almeno il 74% di invalidità, caregiver familiari, lavoratrici licenziate e dipendenti di aziende in crisi. Per queste categorie, la possibilità di anticipare la pensione resta concreta, e le penalizzazioni economiche si sono in parte attenuate.

Requisiti aggiornati per il 2025

Nel 2025, i requisiti per accedere a Opzione Donna variano in base alla categoria. Restano fermi i 35 anni di contributi e la necessità di averli maturati entro il 31 dicembre 2024. Cambiano invece le soglie anagrafiche:

  • Le licenziate e le lavoratrici di aziende in crisi possono andare in pensione a 59 anni.
  • Le invalide e le caregiver devono avere almeno 61 anni, ma con importanti eccezioni:
    • Con un figlio, si scende a 60 anni;
    • Con due o più figli, bastano 59 anni.

Una flessibilità che, per molte, può fare la differenza tra restare al lavoro o uscire in anticipo con condizioni più favorevoli di quanto si creda.

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Il contributivo non sempre penalizza: ecco perché

Uno dei principali ostacoli psicologici all’adesione è il timore per il metodo di calcolo contributivo. Tuttavia, l’impatto reale dipende dalla carriera individuale. Le lavoratrici con meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, ad esempio, avrebbero comunque ricevuto una pensione parzialmente contributiva: per loro, Opzione Donna può risultare addirittura vantaggiosa. Inoltre, molte donne hanno sperimentato negli ultimi anni di lavoro periodi di disoccupazione, cassa integrazione o part-time. In questi casi, il calcolo retributivo — basato sugli ultimi 5 anni — potrebbe risultare meno conveniente rispetto a quello contributivo, che valorizza l’intera carriera. Con il passare del tempo, dunque, Opzione Donna si rivela sempre più una scelta da valutare attentamente, libera dai pregiudizi del passato.