Possibile accordo con Forza Italia: in cambio del terzo mandato, si valuta la riduzione delle aliquote IRPEF per redditi tra 28.000 e 50.000 euro.

Negli ultimi giorni, il dibattito sul taglio dell’IRPEF ha ricevuto nuova linfa. La premier Giorgia Meloni, intervenuta al convegno dei commercialisti, ha promesso una riduzione della pressione fiscale per il ceto medio. La platea ha risposto con entusiasmo, e poco prima era stato Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, a sollevare la stessa richiesta. Sul fronte opposto, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha raffreddato gli entusiasmi, ricordando che il governo ha ancora due anni e mezzo per intervenire. Matteo Salvini, leader leghista e altro vicepremier, continua invece a proporre la rottamazione delle cartelle esattoriali come forma di “pace fiscale”.
Tra terzo mandato e legge elettorale, si apre uno spiraglio
La mancanza di risorse rende impossibile accontentare tutte le anime della maggioranza. Tuttavia, in queste settimane a Palazzo Chigi si sta discutendo di due riforme chiave: la legge elettorale e l’ipotesi di un terzo mandato per i governatori. Quest’ultimo interessa direttamente figure di peso come Vincenzo De Luca in Campania, Luca Zaia in Veneto e forse anche Michele Emiliano in Puglia. Finora il governo si era mostrato contrario, arrivando perfino a impugnare la legge regionale campana.
Cosa è cambiato? Il centro-destra potrebbe vedere un vantaggio strategico nel via libera a un terzo mandato: Zaia resterebbe in Veneto, evitando scossoni interni alla Lega, mentre De Luca, ricandidandosi senza l’appoggio del PD, potrebbe spaccare il fronte dell’opposizione. Anche in caso di sconfitta, impedirebbe alla coalizione PD-M5S di vincere. E mentre la riforma della legge elettorale torna sul tavolo, Meloni spinge per una modifica in senso proporzionale, con premio di maggioranza. Una soluzione che, almeno in parte, trova d’accordo anche la segretaria del PD Elly Schlein.
Il compromesso: taglio dell’IRPEF in cambio del terzo mandato
Dove si incastra l’IRPEF in questo scenario politico? Tajani ha alzato la posta sul terzo mandato, affermando di non volerlo scambiare “per un piatto di lenticchie”. Il suo obiettivo sarebbe ottenere in cambio un impegno concreto sul fronte fiscale. E Meloni, più incline alla riduzione delle aliquote che a nuove rottamazioni fiscali, potrebbe essere disposta ad accettare il compromesso. L’accordo implicito sarebbe questo: Forza Italia dà il via libera alle riforme politiche, in cambio di un taglio dell’IRPEF a vantaggio del ceto medio.
Chi beneficerebbe davvero del taglio

Ma chi sono i veri beneficiari? Quando si parla di “ceto medio”, i contorni restano spesso vaghi. Stavolta, l’attenzione sembra concentrarsi su chi rientra nel secondo scaglione IRPEF, ovvero i redditi compresi tra i 28.000 e i 50.000 euro lordi annui. In Italia, circa 7,5 milioni di contribuenti rientrano in questa fascia, generando un gettito di circa 70 miliardi di euro.
Un taglio dell’aliquota dal 35% al 33% costerebbe allo Stato 4 miliardi. Per chi dichiara 50.000 euro, il risparmio sarebbe di circa 440 euro annui, ovvero 36 euro al mese. Non una cifra clamorosa, ma un primo segnale concreto. Se le condizioni di bilancio lo permettessero, si potrebbe anche ipotizzare l’estensione del primo scaglione IRPEF fino a 35.000 euro. In quel caso, il contribuente vedrebbe tassati gli ultimi 7.000 euro al 23% anziché al 35%, con un risparmio di circa 840 euro annui. Una prospettiva che, da qui alla fine della legislatura, potrebbe diventare realtà.