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Legge 104 e spese condominiali: quando è possibile non pagare

Legge 104 e spese condominiali: quando è possibile non pagare
Photo by BeatriceBB – Pixabay
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Chi beneficia della Legge 104 può ottenere importanti agevolazioni anche nella gestione delle spese condominiali. Ecco quando e come è possibile ridurre i costi.

Legge 104 e spese condominiali: quando è possibile non pagare
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Abitare in condominio può rappresentare una sfida per chi convive con una disabilità. Ostacoli architettonici, spese da sostenere, decisioni condivise: tutto si complica se non si conoscono a fondo i propri diritti. Eppure, chi rientra nelle tutele della Legge 104 del 1992 può contare su misure specifiche che agevolano l’accesso e la mobilità all’interno degli edifici.

Anche se non esistono esenzioni automatiche, in alcuni casi chi ha la 104 può ottenere riduzioni o addirittura non essere tenuto a partecipare a determinate spese. Il contesto principale è quello degli interventi finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche, come l’installazione di ascensori, rampe, montascale o l’ampliamento delle porte. In queste situazioni, la legge prevede agevolazioni fiscali e contributi che possono alleggerire il carico economico.

Le agevolazioni fiscali: detrazioni e IVA ridotta

Chi effettua lavori condominiali per migliorare l’accessibilità può accedere a due importanti detrazioni Irpef. La prima è quella del 50% per interventi di ristrutturazione edilizia, valida fino al 31 dicembre 2024 su un tetto massimo di spesa di 96.000 euro. Dal 2025, la percentuale scenderà al 36% con un limite di 48.000 euro.

Anche più rilevante è la detrazione del 75%, introdotta con la legge di bilancio 2022 e prorogata fino a fine 2025. Riguarda gli interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche realizzati in edifici esistenti, ed è calcolata su importi massimi che variano in base al numero di unità immobiliari presenti nello stabile.

A queste si aggiunge l’IVA agevolata al 4% per dispositivi come servoscala e montacarichi, e la possibilità di accedere a fondi regionali dedicati a favorire l’inclusione abitativa delle persone con disabilità.

Esenzioni parziali: quando si può chiedere di non pagare

Sebbene le spese condominiali siano normalmente ripartite in base ai millesimi di proprietà o all’uso (come stabilito dall’art. 1123 del Codice Civile), in casi particolari chi ha disabilità riconosciuta può avanzare richieste specifiche. È il caso, ad esempio, di un condomino con gravi difficoltà motorie che vive al piano terra e non può utilizzare l’ascensore: in tale situazione è possibile chiedere l’esonero dal pagamento delle spese di esercizio dell’impianto, pur continuando a contribuire alla manutenzione ordinaria e straordinaria.

La riduzione deve essere formalmente richiesta in assemblea, con documentazione medica e tecnica a supporto. L’approvazione richiede il voto favorevole della maggioranza o una modifica al regolamento condominiale. In caso di rifiuto o conflitto, è possibile rivolgersi a un legale esperto in materia condominiale e, se necessario, adire le vie legali.

Interventi senza l’approvazione dell’assemblea: cosa dice la legge

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Photo by Jakub Pabis – Unsplash

Un diritto spesso ignorato riguarda la possibilità, per le persone con disabilità, di realizzare a proprie spese opere per migliorare l’accessibilità anche in assenza di approvazione da parte dell’assemblea condominiale. Questo principio, tutelato dalla legge e fondato sul diritto alla pari dignità, consente ad esempio di installare un servoscala, a patto che l’intervento rispetti le norme tecniche in vigore e non pregiudichi la sicurezza o il decoro dell’edificio.

La norma rappresenta un’importante tutela per chi si scontra con resistenze o opposizioni da parte degli altri condomini, e riafferma un principio fondamentale: l’accessibilità non può essere subordinata al consenso altrui quando si tratta di diritti primari e inviolabili.