Secondo i giudici, il check-in da remoto non compromette la sicurezza pubblica. Il Ministero ha già presentato ricorso al Consiglio di Stato.

Nei mesi scorsi, una circolare emanata dal Ministero dell’Interno aveva sollevato un acceso dibattito nel settore turistico: l’uso delle keybox, i dispositivi che permettono il check-in da remoto, veniva vietato in favore dell’incontro obbligatorio tra host e ospite. Una misura che avrebbe reso impossibile la gestione a distanza delle case vacanza, complicando non poco l’organizzazione per i proprietari. L’associazione FARE, in rappresentanza delle strutture extralberghiere, ha subito contestato il provvedimento, sostenendo che avrebbe creato ostacoli ingiustificati al turismo.
La sentenza del TAR del Lazio: perché è stata annullata la circolare
Accogliendo il ricorso promosso da FARE, il TAR del Lazio ha annullato gli effetti della circolare. Secondo i giudici amministrativi, l’impiego delle keybox non rappresenterebbe una minaccia alla sicurezza pubblica, come invece ipotizzato dal Viminale. Il tribunale ha dunque riconosciuto la legittimità delle pratiche di check-in automatizzato, rimettendo in discussione l’intero impianto normativo introdotto dal Ministero. Ma la vicenda non è chiusa: il Ministero ha già presentato ricorso e il prossimo passaggio sarà valutato dal Consiglio di Stato.
Roma contro le keybox: decoro urbano e sicurezza
Mentre la vicenda giuridica si evolve, Roma resta al centro della battaglia. Nella Capitale, il numero di case vacanza, affittacamere e B&B ha superato quota 38.000, con una forte concentrazione nel centro storico. Proprio qui, molte keybox vengono fissate all’esterno degli edifici, anche su suolo pubblico, senza autorizzazioni. Secondo la polizia locale, questa pratica violerebbe l’articolo 4, lettera G del regolamento comunale, che vieta affissioni abusive. Da inizio 2025, sono stati rimossi circa 500 dispositivi non conformi. L’Assessore al Turismo Alessandro Onorato ha ribadito l’impegno dell’amministrazione contro le installazioni irregolari, per preservare il decoro urbano e la sicurezza.
La tensione tra burocrazia snella e controllo del territorio

La controversia sulle keybox non riguarda solo questioni estetiche o di sicurezza: si intreccia con un dibattito più ampio sul ruolo della burocrazia nel turismo. Il TAR ha richiamato il Decreto Legge 201 del 2011, pensato per semplificare gli adempimenti amministrativi e favorire una gestione più flessibile delle attività economiche. Per i giudici, vietare il check-in a distanza significherebbe andare contro lo spirito di quel provvedimento, introducendo complicazioni non necessarie. Tuttavia, il Comune di Roma insiste sulla necessità di regolamentare il settore, anche a costo di imporre limiti operativi agli host. In attesa della pronuncia del Consiglio di Stato, il futuro delle keybox resta sospeso.