Riduzione delle aliquote e ampliamento degli scaglioni: il governo punta a dare respiro ai redditi tra i 28.000 e i 60.000 euro. Ecco chi guadagna di più.

Nel quadro della Legge di Bilancio 2026, una delle misure più attese riguarda la riforma dell’IRPEF, con un occhio di riguardo al ceto medio. Dopo anni di stagnazione dei redditi e perdita di potere d’acquisto, lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati con redditi tra 28.000 e 50.000 euro potrebbero finalmente beneficiare di un alleggerimento fiscale. L’obiettivo del governo – e in particolare di Forza Italia – è chiaro: ridurre la pressione fiscale su una fascia di popolazione da tempo penalizzata dal sistema tributario, allargando contestualmente il secondo scaglione IRPEF fino a 60.000 euro.
Ceto medio nel mirino: chi guadagna tra 28.000 e 50.000 euro
La riforma parte da una consapevolezza condivisa: il ceto medio rappresenta oggi la fascia più esposta alla perdita di potere d’acquisto. Parliamo di milioni di contribuenti – tra lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati – che vivono con redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro lordi annui. È proprio per loro che si prepara un taglio dell’aliquota IRPEF applicata al secondo scaglione, attualmente fissata al 35%. La proposta avanzata da Antonio Tajani, leader di Forza Italia e vicepresidente del Consiglio, prevede una riduzione al 33%, accompagnata da un ampliamento della fascia fino a 60.000 euro.
Quanto si risparmia: le simulazioni sui redditi
I benefici concreti per i contribuenti dipenderanno dal reddito annuale. Ad esempio, chi guadagna 50.000 euro lordi – e dunque ha 22.000 euro tassati al secondo scaglione – passerebbe da un prelievo di 7.700 euro (35%) a 7.260 euro (33%), ottenendo 440 euro di risparmio all’anno. Se invece il secondo scaglione venisse esteso fino a 60.000 euro, si aprirebbe un margine ancora più ampio di vantaggio. I 10.000 euro che oggi sono tassati al 43% (cioè 4.300 euro), con la nuova proposta verrebbero tassati al 33%, generando un risparmio di 1.000 euro annui. In totale, chi guadagna 60.000 euro potrebbe ottenere fino a 1.440 euro di alleggerimento fiscale. Un intervento che potrebbe incidere visibilmente sul netto in busta o sull’importo della pensione.

Un piano che coinvolge l’intera coalizione di governo
Come accade spesso con le leggi di Bilancio, ogni forza politica in maggioranza spinge per portare a casa il proprio cavallo di battaglia. La Lega, ad esempio, rilancia l’idea di una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali (la cosiddetta “rottamazione quinquies”), mentre altri puntano su interventi come l’innalzamento delle pensioni minime a 1.000 euro, il TFR come strumento per la pensione anticipata, o il concordato preventivo biennale per le partite IVA. In questo mosaico di proposte, la riforma IRPEF è tra quelle con più chance di arrivare a destinazione, vista anche la sua portata strutturale e il consenso trasversale tra i partiti della coalizione.
Non solo stipendi: benefici anche per pensioni e autonomi
La riduzione dell’aliquota IRPEF non riguarderà solo i lavoratori dipendenti. Anche i pensionati con redditi soggetti a tassazione ordinaria e i lavoratori autonomi vedranno un beneficio diretto: meno imposte da versare con i modelli di dichiarazione dei redditi, più reddito netto disponibile. La misura, quindi, ha un impatto trasversale e si inserisce nel più ampio progetto del governo di alleggerire il carico fiscale su chi da anni si trova schiacciato tra tasse elevate e costi crescenti. Con il 2026 alle porte, il ceto medio potrebbe finalmente vedere riconosciuto un ruolo centrale nella politica fiscale italiana.