La proposta punta a trattenere il TFR all’INPS per rendere il sistema sostenibile, eliminando l’uso personale anticipato.

Da tempo si discute di modifiche strutturali al TFR, e oggi la proposta prende una direzione precisa: utilizzare questi fondi come leva per rafforzare le pensioni future. In altre parole, si vuole integrare il TFR nel sistema previdenziale, destinandolo direttamente all’INPS e rinunciando progressivamente alla possibilità di anticipi individuali.
L’obiettivo è duplice e ambizioso: da un lato, garantire trattamenti pensionistici più elevati e flessibili; dall’altro, rendere il sistema sostenibile in un contesto demografico sempre più complesso. Una sfida che richiede scelte nette e, in certi casi, anche impopolari.
L’equilibrio tra attivi e passivi è sempre più fragile
L’Italia invecchia, e con essa aumenta il peso dei pensionati sul bilancio dell’INPS. Il rapporto tra lavoratori attivi — che versano contributi — e pensionati — che li ricevono — è sempre più sbilanciato. Questo squilibrio mette a dura prova la tenuta del sistema, spingendo i decisori politici a valutare soluzioni drastiche.
Una delle più discusse è proprio quella che coinvolge il TFR: impedire le richieste di anticipo e convogliare in modo strutturale le somme accantonate all’INPS. In questo modo, si punta ad aumentare la capacità dell’Istituto di garantire trattamenti più dignitosi, anche in ottica di flessibilità in uscita.
Il TFR resta all’INPS: cambiano le regole per i lavoratori
Attualmente il TFR resta già in parte nelle casse dell’INPS, soprattutto quando il lavoratore non opta per fondi pensione privati. Tuttavia, la riforma ipotizzata prevede una trasformazione più netta: vietare ogni forma di anticipo, superando le attuali eccezioni previste per spese mediche, acquisto della prima casa o ristrutturazioni.
L’idea è quella di eliminare del tutto queste deroghe, legando il TFR alla futura pensione. In questo scenario, la buonuscita non sarebbe più un capitale disponibile in corso di carriera, ma diventerebbe parte integrante del trattamento previdenziale. Una prospettiva che rappresenterebbe un cambiamento profondo nel patto tra lavoratore e sistema.

TFR e previdenza: due strade divergenti, una sola direzione
Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon è stato tra i primi a rilanciare l’ipotesi di un TFR “bloccato” all’INPS, ritenendolo un canale efficace per garantire risorse senza ricorrere a manovre fiscali o tagli ai trattamenti. Tuttavia, la proposta si scontra con un’altra tendenza in atto: quella che spinge i lavoratori verso i fondi pensione integrativi, con la promessa di rendimenti potenzialmente più elevati.
Riuscirà il sistema a trovare un equilibrio tra queste due vie? Una cosa è certa: la trasformazione del TFR in leva previdenziale potrebbe riscrivere le regole del lavoro dipendente in Italia. E per molti lavoratori, potrebbe significare l’addio definitivo alla liquidazione come l’abbiamo sempre conosciuta.