La proposta di una tassa piatta per sostituire l’IRPEF riapre il dibattito politico. Due le visioni in campo: flat tax al 23% voluta da Forza Italia o al 15% su base familiare sostenuta dalla Lega.

Nel pieno del dibattito sulla riforma del sistema tributario, il Governo riporta al centro la flat tax. Una tassa unica che, nelle intenzioni, dovrebbe sostituire l’attuale IRPEF per dipendenti, pensionati e autonomi, semplificando il sistema e riducendo il peso fiscale sui redditi. La miccia si è riaccesa dopo le dichiarazioni rilasciate l’8 luglio dal Vicepremier Antonio Tajani, che ha rilanciato la storica proposta di Silvio Berlusconi: una tassa piatta al 23% valida per tutti i contribuenti.
La proposta di Forza Italia punta a una semplificazione radicale, ma incontra immediatamente la resistenza della Lega, che rilancia la propria visione: una flat tax al 15% su base familiare, con meccanismi di deduzione che garantiscano la progressività dell’imposta. Lo scontro politico si riapre, e la discussione si inserisce in un contesto già acceso tra tagli all’IRPEF e rottamazioni fiscali.
Aliquote a confronto: due visioni diverse di equità fiscale
Da una parte, una flat tax al 23% che si applicherebbe indistintamente a ogni tipo di reddito. Dall’altra, la proposta della Lega, che prevede un’imposta fissa al 15% con una deduzione standard di 3.000 euro modulata in base al numero dei componenti del nucleo familiare. L’obiettivo? Conservare un principio di progressività attraverso la struttura del nucleo e non mediante aliquote crescenti.
A sostegno di questa seconda ipotesi, Armando Siri – consigliere economico del Vicepremier Matteo Salvini – ha definito la flat tax familiare una “vera rivoluzione fiscale”. Ma la misura, pur depositata in Senato dal 2020, è rimasta finora sulla carta. Il nodo cruciale resta quello delle coperture: per ogni passo verso la tassa piatta, sarà necessario valutare attentamente l’impatto sui conti pubblici.
La riforma dell’IRPEF spiana la strada, ma manca un progetto unitario

L’idea di una flat tax non arriva a sorpresa. È infatti contenuta tra gli obiettivi della legge delega n. 111/2023 sulla riforma del sistema fiscale, che prevede esplicitamente una transizione verso l’aliquota unica per le persone fisiche. L’articolo 5 della legge delinea un percorso graduale di riduzione dell’IRPEF, tracciando la direzione verso una tassazione semplificata e uniforme.
Tuttavia, la mancanza di una linea condivisa all’interno della maggioranza frena l’avanzamento del progetto. Mentre Forza Italia si ispira al modello “Berlusconi”, la Lega insiste su una visione più articolata e personalizzata. Il confronto resta aperto, con il Ministero dell’Economia chiamato a fare da mediatore tra esigenze di equità e vincoli di bilancio.
Tra ambizioni e vincoli: cosa serve per trasformare l’idea in realtà
Il dibattito sulla flat tax tocca il cuore della riforma fiscale italiana: semplificare, ma senza compromettere l’equilibrio dei conti. L’esperienza recente del taglio parziale delle aliquote IRPEF, pur accolto con favore, ha dimostrato quanto sia complesso trovare risorse adeguate per ogni intervento strutturale. E proprio il nodo delle coperture economiche resta il principale ostacolo alla realizzazione della tassa piatta.
Qualunque sia l’aliquota – 15% o 23% – è chiaro che l’adozione della flat tax richiederà un lavoro tecnico dettagliato e una visione politica coesa. Senza un progetto chiaro e condiviso, il rischio è che la riforma resti confinata ai dibattiti televisivi e alle promesse elettorali.