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Ferie non fruite: obbligo di usarle entro giugno 2025

Ferie non fruite: obbligo di usarle entro giugno 2025
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Oltre alla scadenza, i datori devono versare contributi all’INPS entro agosto 2025 per le ferie non ancora utilizzate.

Ferie non fruite: obbligo di usarle entro giugno 2025
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I lavoratori che nel 2023 hanno accumulato ferie non ancora fruite hanno tempo fino al 30 giugno 2025 per utilizzarle. Questo termine rappresenta il limite massimo di 18 mesi previsto dalla normativa per esercitare il diritto alle ferie retribuite. I datori di lavoro sono tenuti a rispettare questa scadenza, consentendo ai propri dipendenti di programmare l’astensione dal lavoro in modo compatibile con le esigenze aziendali, ma senza negare il diritto al riposo.

Il fondamento giuridico si trova nel Codice Civile, all’articolo 2109, comma 2, che riconosce al lavoratore un periodo di ferie retribuito dopo un anno di servizio continuativo. La legge n. 66 del 2003 specifica che il periodo minimo di ferie annuali non può essere inferiore a quattro settimane, da godere in parte entro l’anno di maturazione e, per il resto, entro i 18 mesi successivi.

Ferie: quanto e quando spettano

Le quattro settimane minime di ferie annuali devono essere così distribuite: almeno due devono essere godute entro l’anno in cui maturano, mentre le restanti due vanno utilizzate entro i successivi 18 mesi. Il 30 giugno 2025, quindi, rappresenta il termine ultimo per usufruire delle ferie residue del 2023.

Importante ricordare che le ferie rappresentano un diritto irrinunciabile. Non possono essere sostituite da una somma di denaro, a meno che non intervenga la cessazione del rapporto di lavoro. In altre parole, la monetizzazione è vietata per legge, salvo eccezioni. L’obiettivo è garantire un recupero psicofisico effettivo per il lavoratore, evitando l’accumulo eccessivo di giorni non goduti.

Cosa rischiano i datori di lavoro inadempienti

Ignorare le regole sulle ferie può costare caro. Se un datore di lavoro non permette ai propri dipendenti di usufruire delle ferie maturate, non solo viola un diritto fondamentale, ma è anche soggetto a conseguenze economiche. In primis, è tenuto a versare all’INPS i contributi previdenziali sulle ferie non godute entro il 20 agosto 2025.

A ciò si aggiungono le sanzioni amministrative previste dall’articolo 18-bis, comma 3, della legge n. 66/03, con importi aumentati del 20% dalla Legge di Bilancio 2019. Le multe variano in base alla gravità della violazione e al numero di lavoratori coinvolti: si va da un minimo di 120 euro fino a un massimo di 5.400 euro, con scaglioni crescenti per casi pluriennali o che coinvolgano molti dipendenti.

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Quando il termine può essere sospeso

Esistono però situazioni in cui il termine del 30 giugno 2025 può slittare. È il caso di eventi che impediscono temporaneamente al lavoratore di fruire delle ferie, come malattia, infortunio, maternità o periodi di cassa integrazione. In questi casi, la scadenza viene sospesa per la durata dell’impedimento.

Lo ha chiarito l’INPS nel messaggio n. 18850/2006 e lo ha ribadito il Ministero del Lavoro con l’interpello n. 19/2011: il conteggio dei 18 mesi riparte dal giorno in cui il lavoratore rientra effettivamente in servizio. Un principio di equità che tutela chi, per cause indipendenti dalla propria volontà, non può esercitare il diritto al riposo.