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Errore nella notifica: contribuente vince in Cassazione

Errore nella notifica: contribuente vince in Cassazione
Photo by u_roszhhtxdr – Pixabay
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La Commissione Tributaria Regionale aveva sbagliato: trascurate le verifiche sull’effettiva irreperibilità del destinatario.

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La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14990 del 4 giugno 2025, ha accolto il ricorso di un contribuente contro una notifica fiscale avvenuta secondo la procedura per irreperibilità assoluta, senza che fossero svolti adeguati accertamenti preliminari. La vicenda prende avvio da un avviso di accertamento recapitato tramite deposito presso la casa comunale e successiva raccomandata, come previsto per chi risulti irreperibile. Tuttavia, il messo si era limitato ad annotare “sconosciuto” su un modulo precompilato, senza effettuare le verifiche richieste per dichiarare la reale irreperibilità.

Un comportamento ritenuto inadeguato dalla Suprema Corte, che ha ribaltato la precedente decisione della Commissione Tributaria Regionale (Ctr), la quale aveva invece considerato valida la notifica e respinto il ricorso come tardivo. La Cassazione ha evidenziato l’assenza di prove concrete che attestassero l’impossibilità di rintracciare il contribuente, elemento essenziale per avvalersi della procedura semplificata.

Ctr in errore: trascurata la verifica dell’irreperibilità effettiva

La Commissione Tributaria Regionale aveva ritenuto regolare l’intera procedura, giudicando l’impugnazione del contribuente come oltre i termini. Secondo i giudici tributari di secondo grado, la notifica era stata eseguita correttamente secondo le disposizioni previste per l’irreperibilità assoluta. Tuttavia, la Cassazione ha smentito questa interpretazione, sottolineando come la Ctr non avesse valutato l’assenza di verifiche concrete da parte del notificatore.

Nella sentenza viene chiarito che, per attivare la procedura ex art. 143 c.p.c., non basta il mancato riscontro del nominativo su citofoni o cassette postali. L’ufficiale giudiziario ha l’obbligo di effettuare ricerche accurate: sopralluoghi, consultazione degli archivi anagrafici, contatti con vicini o amministratori di condominio, e ogni altra azione utile per accertare la presenza o meno del destinatario nel Comune indicato come domicilio fiscale.

La Corte ribadisce il principio della “diligenza notificatoria”

La decisione della Cassazione si fonda su un principio ormai consolidato: la notifica di un atto — sia esso accertamento, avviso bonario o altro — deve essere eseguita con la “normale diligenza” prevista dalla legge. Nel caso trattato, la semplice dicitura “sconosciuto” non soddisfa i requisiti per giustificare la procedura speciale. Non è sufficiente un riscontro negativo superficiale: servono indagini approfondite e documentate.

In mancanza di queste condizioni, l’atto non può produrre effetti giuridici. Il ricorso presentato dal contribuente, benché depositato oltre i termini ordinari, è stato considerato tempestivo proprio perché la notifica iniziale risultava nulla. Questo aspetto assume un rilievo particolare sul piano processuale, poiché incide direttamente sulla validità e sulla decorrenza dei termini di impugnazione.

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Una giurisprudenza coerente: serve prova dell’irreperibilità assoluta

La sentenza si inserisce in un filone giurisprudenziale ormai stabile. Altri precedenti — tra cui le decisioni n. 23223/2024, 5818/2024 e 2530/2022 — hanno già evidenziato come la mancata esecuzione di indagini concrete sull’irreperibilità del destinatario renda la notifica nulla. È fondamentale distinguere tra irreperibilità relativa (assenza temporanea) e assoluta (assenza stabile e accertata). Solo nel secondo caso si può ricorrere alla notifica tramite deposito in Comune.

La Cassazione richiama così la Pubblica Amministrazione a un rigore procedurale che garantisca la tutela effettiva dei diritti dei contribuenti. Ogni passaggio della notifica deve essere tracciabile, motivato e coerente con l’obiettivo di raggiungere realmente il destinatario, evitando automatismi o formalismi privi di sostanza.