La carenza di personale limita l’efficacia delle verifiche, che coprono solo il 3,8% delle partite IVA soggette agli ISA.

Il settore delle costruzioni continua a catalizzare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate. Secondo quanto rilevato dalla Corte dei Conti nel Rendiconto generale dello Stato, pubblicato il 26 giugno 2025, le attività legate all’edilizia — tra cui intonacatura, tinteggiatura e rivestimenti — risultano le più soggette a verifiche fiscali. In particolare, il 5,1% delle partite IVA del comparto è stato oggetto di controlli nel 2024.
A seguire, compaiono gli intermediari del commercio e, con percentuali appena inferiori, anche bar, pasticcerie e gelaterie. Le verifiche hanno interessato il 3,9% delle attività collegate all’edilizia secondaria, il 3,6% dei commercialisti e ragionieri e il 3,1% degli esercizi di somministrazione alimentare. Più indietro gli studi legali (3%) e, con percentuali inferiori al 2,5%, settori come gli studi medici, i laboratori di analisi e le attività immobiliari.
Controlli fiscali in aumento, ma ancora troppo pochi
Nel 2024 l’Agenzia delle Entrate ha effettuato circa 400.000 accertamenti su imposte dirette, IVA, Irap e Registro. Il dato segna un incremento dell’8% rispetto all’anno precedente. Eppure, secondo la Corte dei Conti, resta ancora troppo modesto rispetto alla vastità del fenomeno dell’evasione.
La causa? Principalmente la carenza di personale e le difficoltà nell’utilizzo tempestivo delle banche dati, in particolare quelle relative alle fatture elettroniche e ai dati finanziari. Questo limita l’efficacia dei controlli sostanziali, che si concentrano su appena il 3,8% delle partite IVA soggette agli ISA (Indici Sintetici di Affidabilità fiscale).
Più controlli su piccole attività e aumentano le verifiche in sede
Un altro aspetto interessante riguarda la tipologia di soggetti controllati. Le piccole attività rappresentano una fetta rilevante degli accertamenti: ben il 38,5% del totale delle verifiche (73.056) ha riguardato proprio questa categoria.
Da segnalare anche l’impennata degli accessi brevi e dei controlli mirati: nel 2024, rispetto al biennio precedente, si è registrato un aumento dell’84,7% di queste operazioni, che mirano a verificare in loco la correttezza dei comportamenti fiscali. Un dato che suggerisce una strategia più incisiva sul fronte della vigilanza, seppure ancora limitata rispetto al potenziale d’azione dell’amministrazione.
Rottamazione delle cartelle: risultati deludenti e incassi inferiori alle attese

La Corte dei Conti dedica ampio spazio anche all’analisi delle entrate da riscossione, in particolare legate alle definizioni agevolate. Nel 2024, grazie a pace fiscale e liti pendenti, l’Erario ha incassato 3,5 miliardi. Ma la rottamazione quater — nonostante proroghe e riaperture — ha prodotto un buco di 11,2 miliardi, corrispondente alle rate non versate nel 2023 e 2024.
“Probabilmente una quota cospicua delle adesioni alla rottamazione è finalizzata a ritardare la riscossione coattiva”, scrive la Corte. Una considerazione che riapre il dibattito sull’efficacia di queste misure. Con oltre 1.200 miliardi di crediti ancora da riscuotere, resta aperta la domanda: le sanatorie sono davvero lo strumento giusto per alleggerire il magazzino della riscossione?