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Due pensioni anticipate nel 2025 (e nel 2026): cosa cambia davvero

Due pensioni anticipate nel 2025 (e nel 2026): cosa cambia davvero
Photo by Alexas_Fotos – Pixabay
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Nel panorama previdenziale del 2025 tornano due forme di pensione anticipata, confermate anche per il 2026. Requisiti, calcoli e vantaggi: ecco cosa sapere.

Due pensioni anticipate nel 2025 (e nel 2026): cosa cambia davvero
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Due vie per uscire prima: la pensione anticipata ordinaria

Nel 2025 — e anche per l’anno successivo — rimane in vigore la pensione anticipata ordinaria, proposta in due varianti. La prima, quella “storica”, non tiene conto dell’età anagrafica ma esclusivamente dei contributi versati.

I requisiti restano invariati:

  • almeno 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini;
  • almeno 41 anni e 10 mesi per le donne;
  • 35 anni effettivi (esclusi quelli figurativi legati a disoccupazione, malattia o infortunio).

Il calcolo dell’assegno avviene con il sistema misto: retributivo fino al 31 dicembre 1995 e contributivo per i periodi successivi. Chi possedeva almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 usufruisce del sistema retributivo fino a fine 2011, ottenendo così un assegno potenzialmente più favorevole.

Nessun limite anagrafico o di platea è previsto. Chi decide di proseguire fino ai 67 anni, può beneficiare del cosiddetto bonus Maroni: un’esenzione dai contributi a proprio carico (9,19%) trasformata in un aumento netto dello stipendio, che incentiva la permanenza al lavoro.

L’opzione contributiva: requisiti e vantaggi

La seconda opzione disponibile nel biennio 2025-2026 è la pensione anticipata contributiva, riservata ai cosiddetti contributivi puri, ossia coloro che hanno iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995.

In questo caso, i requisiti sono:

  • almeno 64 anni di età;
  • 20 anni di contributi effettivamente versati;
  • primo contributo successivo al 1° gennaio 1996;
  • assegno pari ad almeno 3 volte l’importo dell’assegno sociale.

Per le donne con figli, la soglia economica si riduce sensibilmente:

  • 2,8 volte l’assegno sociale con un figlio;
  • 2,6 volte con due o più figli.

Anche in questo caso il calcolo è interamente contributivo, ma la normativa prevede vantaggi importanti nei coefficienti di trasformazione, a favore delle madri.

Donne lavoratrici: sconti di età e coefficienti agevolati

Le donne che accedono alla pensione contributiva anticipata possono contare su una riduzione dell’età pensionabile proporzionale al numero di figli: 4 mesi in meno per ogni figlio, fino a un massimo di 16 mesi. Questo significa che il requisito anagrafico può abbassarsi fino a:

  • 62 anni e 8 mesi con almeno 4 figli;
  • 63 anni con 3 figli;
  • 63 anni e 4 mesi con 2 figli;
  • 63 anni e 8 mesi con 1 figlio.

A ciò si aggiunge un ulteriore incentivo: il coefficiente di trasformazione, usato per calcolare la rendita, può essere quello previsto per età superiori. Uscendo a 64 anni, una donna con due figli può accedere al coefficiente dei 65 anni; con più figli, si applica persino quello dei 66 anni, aumentando l’importo dell’assegno mensile.

Fondi integrativi: la chiave per accedere prima

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Nel 2025 è stata introdotta un’ulteriore possibilità per chi mira alla pensione anticipata contributiva ma non raggiunge la soglia economica richiesta. Se il lavoratore ha almeno 25 anni di contributi e ha aderito alla previdenza complementare, potrà sommare la rendita del fondo pensione al proprio assegno INPS.

Attenzione però: questo strumento è valido solo con almeno 25 anni di versamenti, non con i soli 20 minimi previsti dalla norma di base. Tuttavia, rappresenta un’opportunità concreta per anticipare l’uscita, soprattutto per chi ha costruito una pensione integrativa in parallelo a quella pubblica.