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Dazi USA: la UE risponde colpendo i colossi digitali

Dazi USA: la UE risponde colpendo i colossi digitali
Photo by 377053 – Pixabay
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Bruxelles valuta misure più dure contro le Big Tech americane: sotto osservazione soprattutto i servizi online come Google e Chrome.

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La nuova ondata di dazi varata dall’amministrazione statunitense ha innescato reazioni a catena. A Bruxelles si discute di contromisure più rigide, soprattutto nel settore dei servizi digitali. Una stretta che potrebbe colpire in pieno i big tech d’Oltreoceano, a cominciare da Google.

Ma in questo scenario di tensione geopolitica, non manca chi intravede una possibile via d’uscita: scegliere prodotti e soluzioni digitali che provengano dall’Europa, o comunque fuori dal circuito statunitense. Una sfida culturale e tecnologica che coinvolge anche strumenti d’uso quotidiano, come browser e motori di ricerca.

Browser: le alternative europee a Chrome

Google Chrome è ovunque. Eppure, nonostante la sua diffusione globale, alcuni segnali iniziano a emergere. Nel novembre 2024, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha chiesto ad Alphabet di dismettere Chrome, accusando la società di pratiche anticoncorrenziali. Un colpo pesante, aggravato dal ritorno di Trump alla Casa Bianca e da un nuovo approccio protezionista.

Chi cerca alternative più indipendenti può guardare al Nord Europa. Due nomi su tutti: Vivaldi, sviluppato in Norvegia, e Mullvad, nato in Svezia. Entrambi si basano su Chromium, la stessa base open source utilizzata da Chrome, e offrono performance elevate, compatibilità con i principali standard web e attenzione alla privacy.

Vivaldi punta sulla personalizzazione estrema: ogni dettaglio, dall’interfaccia alle funzionalità, può essere adattato secondo le preferenze dell’utente, senza dover installare estensioni. Mullvad, invece, mette la sicurezza al primo posto. Il browser viene distribuito con un sistema di blocco degli annunci integrato e promuove l’uso di una VPN, per garantire navigazione anonima e protezione contro il tracciamento online.

Nonostante queste proposte solide, per molti Chrome rimane il punto di riferimento per la sua rapidità, l’immediatezza dell’esperienza d’uso e l’integrazione impeccabile tra dispositivi.

Motori di ricerca: la sfida ardua a Google

Cambiare browser è un conto, sostituire Google come motore di ricerca è tutt’altra storia. Con oltre il 91% delle ricerche globali, Google domina incontrastato. Eppure, anche in questo ambito qualcosa si muove.

Le piattaforme Ecosia e Qwant hanno unito le forze dando vita alla European Search Perspective (EUSP), una nuova infrastruttura con quartier generale a Parigi, nata per rafforzare la sovranità tecnologica europea e garantire maggiore tutela della privacy. Entrambe, tuttavia, si appoggiano ancora alle API di Microsoft Bing, mentre Ecosia utilizza anche i risultati di Google. Questo significa che, in molti casi, gli utenti devono affinare maggiormente i termini di ricerca per ottenere i risultati desiderati.

Un altro nome da tenere d’occhio è Swisscows, sviluppato dalla svizzera Hulbee AG. Il servizio non utilizza il cloud né fornitori esterni, e tutte le ricerche avvengono su server dedicati, garantendo un alto livello di anonimato. Swisscows integra anche filtri famiglia e promuove un’esperienza d’uso adatta a tutte le età, pur continuando a utilizzare un mix tra il proprio indice e Bing.

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Google resta il re

Sebbene le alternative esistano, Google continua a essere il motore di ricerca più utilizzato e influente del pianeta. Né Yandex né Baidu, leader rispettivamente in Russia e Cina, riescono a scalfirne il primato. Il segreto? Un algoritmo potente, in costante evoluzione, capace di restituire risultati mirati e pertinenti. E, soprattutto, un ruolo centrale nella SEO, cioè nel posizionamento dei contenuti online.

In Europa ci sono più di 1.500 motori di ricerca attivi, ma nessuno riesce, finora, a scalfire l’egemonia di Google. Tuttavia, tra spinte politiche, esigenze di privacy e un’utenza sempre più consapevole, qualcosa si muove. E il futuro del web europeo potrebbe diventare meno a stelle e strisce di quanto immaginiamo.