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Dazi del 25% sulle auto: rischio aumento prezzi negli USA

Dazi del 25% sulle auto: rischio aumento prezzi negli USA
Photo by SkloStudio – Pixabay
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Volkswagen, BMW e Mercedes penalizzate dalle importazioni: crescono i timori per la competitività delle auto europee.

Dazi del 25% sulle auto: rischio aumento prezzi negli USA
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L’introduzione recente di dazi del 25% su tutte le automobili importate negli Stati Uniti ha scosso i mercati finanziari, mettendo a dura prova l’intero settore automobilistico. Questa decisione, destinata a rinvigorire la produzione interna, incide non solo sui produttori stranieri, ma anche su numerose compagnie americane. Gli analisti prevedono un aumento inevitabile dei prezzi per i consumatori finali. Di seguito, esaminiamo quali aziende risultano maggiormente esposte agli effetti di questa misura.

Stellantis: un colosso al bivio

Il gruppo italo-franco-americano Stellantis, noto per marchi di spicco come Chrysler, Dodge, Jeep e Ram, si trova in una posizione critica a causa della sua forte dipendenza dalla produzione estera. Circa il 75% delle loro vendite negli Stati Uniti coinvolge veicoli assemblati in località come Messico e Canada. In risposta alla nuova normativa, Stellantis ha temporaneamente sospeso le operazioni nei suoi impianti nordamericani di Windsor e Toluca, per valutare i potenziali effetti. La crescente incertezza impone riflessioni profonde sul futuro delle operazioni dell’azienda.

Le case tedesche: resilienza sotto assedio

Il Gruppo Volkswagen emerge come uno dei più vulnerabili ai nuovi dazi, data la sua limitata capacità produttiva negli Stati Uniti, concentrata unicamente a Chattanooga, in Tennessee. Modelli come Audi e Porsche arrivano principalmente da Europa e Messico. Allo stesso tempo, BMW e Mercedes, nonostante siano attive in USA, dipendono sempre più fortemente da componenti importati, tra cui motori e trasmissioni, accentuando il loro svantaggio competitivo in questa nuova fase.

Le giganti giapponesi: navigare in acque agitate

Le principali case automobilistiche giapponesi, che considerano il mercato americano una piazza chiave, affrontano sfide significative. Toyota, in particolare, ha esportato oltre un milione di auto in USA l’anno scorso, principalmente dal Messico e Canada, oltre che dal Giappone. Tuttavia, grazie a una gestione interna ottimizzata, Toyota potrebbe subire un impatto meno grave rispetto ai suoi concorrenti, contrastando parzialmente le difficoltà imposte dai nuovi dazi.

Le coreane: investire per il futuro

Hyundai e il suo gruppo correlato, Kia, hanno goduto di un notevole successo sul mercato statunitense. L’annuncio di nuovi investimenti, inclusa una fabbrica di veicoli elettrici in Georgia, rappresenta una mossa strategica per mitigare l’impatto dei dazi. Tuttavia, l’importazione continua di numerosi veicoli dalla Corea espone il gruppo a costi elevati, sebbene l’attenzione verso l’elettrificazione rappresenti una luce di speranza.

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Giganti americani ed equilibri globali

I colossi americani, come General Motors e Ford, non sono immuni alle turbolenze. General Motors importa un consistente 40% dei suoi veicoli venduti dagli USA, in particolare dal Messico. Ford, benché meglio posizionata con l’80% della produzione domestica, rimane comunque influenzata dalla dipendenza dai componenti esteri cruciali. Nel contempo, Tesla, con una produzione fortemente localizzata in California e Texas, subisce un impatto meno diretto, nonostante le preoccupazioni per le componenti importate dall’estero.

Il lusso e l’adattamento dei prezzi

Nel settore del superlusso, i dazi sembrano avere un effetto relativamente contenuto. Ferrari, ad esempio, ha già adeguato i prezzi negli USA con un aumento del 10%, una mossa necessaria per salvaguardare i margini di profitto. Come sottolineato da un portavoce di Maranello, “I contratti prevedono clausole chiare che consentono all’azienda di adeguare i prezzi nel caso in cui le condizioni commerciali cambino prima della consegna del veicolo.”