Home » Normative » Cumulo pensione e lavoro: cosa dice oggi la normativa italiana

Cumulo pensione e lavoro: cosa dice oggi la normativa italiana

Cumulo pensione e lavoro: cosa dice oggi la normativa italiana
Photo by Alexas_Fotos – Pixabay
Lettura: 3 minuti

Il supplemento di pensione può aumentare l’assegno per chi lavora dopo il ritiro, ma attenzione ai divieti su Quota 104 e APE Sociale.

Cumulo pensione e lavoro: cosa dice oggi la normativa italiana
Photo by Alexas_Fotos – Pixabay

Restare nel mondo del lavoro anche dopo il pensionamento non è solo una possibilità, ma una scelta sempre più comune. Che si tratti di passione, stimolo intellettuale o necessità economiche, la normativa italiana consente, in linea generale, di combinare pensione e reddito da lavoro.

Grazie all’articolo 19 del Decreto Legge 112/2008, è stato eliminato il divieto di cumulo tra pensione e redditi da attività sia autonome che dipendenti. Questo vale per tutte le tipologie di pensione – retributiva, contributiva o mista – e per tutti i lavoratori, a prescindere dalla data di inizio della contribuzione (prima o dopo il 31 dicembre 1995).

Chi continua a lavorare dopo il pensionamento può inoltre ottenere un supplemento di pensione, che si calcola sulla base dei contributi versati negli anni successivi al pensionamento. Il supplemento può essere richiesto ogni cinque anni, ridotti a due in alcuni casi specifici: se si è raggiunta l’età pensionabile nella gestione di riferimento, oppure se i nuovi contributi confluiscono nella Gestione Separata.

Quando il cumulo non è consentito

Non sempre, però, cumulare pensione e reddito da lavoro è possibile. Alcune misure di anticipo pensionistico introducono limiti precisi. La Legge di Bilancio 2025 ha confermato il divieto di cumulo per chi accede a:

  • Quota 104
  • APE Sociale

In queste situazioni, non è consentito percepire altri redditi da lavoro – neppure se l’attività viene svolta all’estero – a meno che non si tratti di prestazioni di lavoro occasionale, e comunque entro il tetto di 5.000 euro lordi annui.

Il divieto resta in vigore fino al raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia, che nel 2025 è fissata a 67 anni. Chi viola questo limite rischia la sospensione dell’assegno pensionistico e il recupero delle somme versate indebitamente. Per questo, è fondamentale che ogni attività lavorativa venga comunicata tempestivamente all’INPS.

Previdenza complementare e nuovi scenari

Nel 2025 è entrata in vigore una novità importante per chi aderisce alla previdenza complementare e intende accedere alla pensione anticipata contributiva. Il montante maturato nei fondi pensione potrà essere utilizzato per raggiungere le soglie minime previste dalla normativa.

Tuttavia, questa opportunità comporta una condizione: non è permesso cumulare la pensione con redditi da lavoro, tranne che per attività occasionali entro i 5.000 euro lordi. I requisiti per accedere a questa forma di pensionamento includono:

  • almeno 64 anni d’età,
  • 25 anni di contributi (anziché 20),
  • assenza di versamenti previdenziali anteriori al 1996,
  • assegno pensionistico pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale (con riduzioni per le lavoratrici con figli).

Una misura che rafforza la previdenza integrativa come leva per un’uscita anticipata dal lavoro, ma che impone di valutare con attenzione ogni futura scelta lavorativa.

Cumulo pensione e lavoro: cosa dice oggi la normativa italiana
Photo by wir_sind_klein – Pixabay

Il ruolo dei fondi pensione nel ridurre la necessità di lavorare

Molti scelgono di restare attivi per passione, ma per altri è una questione di necessità. È qui che i fondi pensione negoziali – come Telemaco – possono fare la differenza. Aderire sin dall’inizio della carriera consente di costruire una rendita integrativa che affianca quella pubblica, offrendo maggiore stabilità economica e libertà decisionale.

Nel contesto di un sistema pensionistico sempre più sotto pressione, colpito dall’invecchiamento della popolazione e da un basso tasso di natalità, la previdenza complementare rappresenta una risposta concreta. I continui ritocchi alle regole – tra innalzamento dell’età pensionabile e riduzione dell’assegno rispetto all’ultimo stipendio – rendono sempre più evidente il valore di una pianificazione previdenziale solida.

Grazie a un fondo come Telemaco, molti pensionati potrebbero trovarsi nella condizione di lavorare non per bisogno, ma per scelta. Un lusso non da poco.