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Controlli fiscali sul 730 precompilato: cosa rischi

Controlli fiscali sul 730 precompilato: cosa rischi
Photo by nattanan23 – Pixabay
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Il Fisco può bloccare i rimborsi IRPEF se rileva incoerenze o modifiche significative rispetto ai dati delle certificazioni uniche.

Controlli fiscali sul 730 precompilato: cosa rischi
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Il modello 730 precompilato promette semplificazione e rapidità, ma alcune modifiche possono attirare l’attenzione del Fisco. Secondo il provvedimento emesso il 1° luglio 2025, l’Agenzia delle Entrate può attivare controlli preventivi prima di erogare il rimborso IRPEF, sia nel caso di invio diretto che tramite sostituto d’imposta, CAF o professionista.

Le verifiche si attivano in presenza di modifiche rilevanti al 730 che influiscono su reddito e imposte. In particolare, l’attenzione dell’Amministrazione finanziaria si concentra su scostamenti significativi rispetto ai dati delle certificazioni uniche, dei versamenti o delle dichiarazioni degli anni precedenti, ma anche su incongruenze rilevanti rispetto a quanto trasmesso da enti esterni.

Modifiche al precompilato sotto osservazione

Intervenire in modo consistente sul 730, soprattutto quando si modificano dati precompilati dal Fisco, può generare una “bandiera rossa”. L’incoerenza non si limita solo ai numeri: anche la presenza di situazioni a rischio, come irregolarità ricorrenti nelle dichiarazioni passate, rappresenta un fattore che giustifica l’attivazione dei controlli.

Il sistema di analisi incrocia dunque i dati del contribuente con quelli provenienti da fonti terze. Quando emergono discrepanze evidenti, il Fisco opta per sospendere l’erogazione del rimborso e procedere a un controllo più accurato. L’obiettivo? Evitare frodi o errori che possano danneggiare le casse pubbliche.

Sotto la lente anche i rimborsi sopra i 4.000 euro

Le verifiche non riguardano solo chi modifica in modo sostanziale la dichiarazione. Anche chi ha diritto a un rimborso superiore a 4.000 euro può essere sottoposto a controlli, a prescindere dalla presenza di incoerenze. Lo stabilisce l’articolo 5, comma 3-bis, del decreto legislativo n. 175/2014, che prevede controlli specifici per i rimborsi di importo elevato.

Questo significa che anche dichiarazioni formalmente corrette possono essere trattenute per una verifica di congruità, se il credito spettante supera la soglia. Il controllo preventivo in questi casi rappresenta una misura di tutela per l’Erario, che intende garantire che importi significativi non vengano erogati in presenza di dubbi.

Rimborsi in ritardo: tempi più lunghi per chi finisce nei controlli

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Quando scatta il controllo, l’effetto è immediato: il rimborso slitta. L’Agenzia delle Entrate ha fino a quattro mesi dalla scadenza del termine per l’invio del 730 per completare le verifiche. Se tutto risulta regolare, il pagamento può avvenire entro sei mesi dal termine di presentazione della dichiarazione.

In pratica, i rimborsi sottoposti a verifica potrebbero arrivare solo tra gennaio e marzo dell’anno successivo, vanificando uno dei principali vantaggi del modello 730: la rapidità. Il meccanismo dei controlli preventivi si inserisce in un quadro di maggiore attenzione e cautela da parte del Fisco, con l’intento di ridurre al minimo gli errori e le frodi fiscali.