Il saldo dei debiti può colmare buchi contributivi, evitare procedure esecutive e rendere utili anni decisivi per l’accesso alla pensione.

Cartelle, condoni e rottamazioni sembrano mondi lontani dal tema pensionistico. Ma non sempre è così. Quando un debito finisce in cartella esattoriale perché legato a contributi previdenziali non versati, il pagamento può incidere direttamente sull’estratto conto contributivo del lavoratore. Non si tratta quindi solo di azzerare un debito: si possono recuperare anni di contribuzione, con effetti tangibili sulla pensione.
Molti cittadini, infatti, si trovano con cartelle pendenti per tributi locali, multe o imposte, ma anche per mancati versamenti all’INPS. Pagare quelle cartelle consente non solo di evitare procedure esecutive, ma anche di vedere riconosciuti contributi utili per il calcolo o l’accesso alla pensione. Un’opportunità che merita attenzione.
Più contributi, pensione più ricca: anche se in ritardo
Quando i contributi vengono versati, anche a distanza di anni, l’INPS li registra nel proprio estratto conto. E questo aggiornamento può fare la differenza. Chi è già pensionato può chiedere un ricalcolo dell’assegno, mentre chi ancora lavora potrebbe anticipare il pensionamento o ottenere un trattamento economico più elevato.
Il pagamento postumo dei contributi, purché completo, è considerato valido per ogni effetto previdenziale. Il beneficio può essere duplice: colmare lacune contributive per chi non ha ancora raggiunto i requisiti, o aumentare l’importo mensile per chi li ha già maturati. In entrambi i casi, i vantaggi sono concreti e misurabili.
La nuova rottamazione quinqies: come funziona e cosa prevede
Il governo sta lavorando alla rottamazione quinqies, un nuovo strumento per regolarizzare i debiti fiscali accumulati fino al 31 dicembre 2023. La proposta, depositata in Senato, prevede condizioni agevolate: cancellazione di interessi, sanzioni e oneri di riscossione, lasciando solo l’importo originario da saldare.
Sarà possibile dilazionare il pagamento in un massimo di 120 rate mensili, con decadenza dal piano solo dopo otto rate non pagate, anche non consecutive. Ma c’è un dettaglio cruciale: i contributi INPS contenuti nella cartella diventeranno effettivi solo dopo l’estinzione completa del debito. Solo allora potranno essere conteggiati ai fini pensionistici.
Quando conviene pagare la cartella: gli scenari possibili

Immaginiamo un lavoratore che a 67 anni abbia maturato solo 18 anni di contributi. Se tramite la rottamazione salda due anni mancanti, raggiunge la soglia minima di 20 anni richiesta per la pensione di vecchiaia. Allo stesso modo, chi punta alla pensione anticipata ordinaria o alla misura per lavoratori precoci può sfruttare la stessa logica.
Ma anche senza una rottamazione in corso, il principio resta valido: saldare cartelle riferite ai contributi INPS può generare benefici previdenziali. L’importante è agire per tempo, valutando con attenzione ogni pendenza. A volte, la pensione è a un passo… basta solo saldare il conto giusto.