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Congedo di maternità e paternità anche per autonomi e collaboratori: i chiarimenti dell’INPS

Congedo di maternità e paternità anche per autonomi e collaboratori: i chiarimenti dell’INPS
Photo by Cparks – Pixabay
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Non solo dipendenti: anche liberi professionisti e collaboratori iscritti alla Gestione Separata possono accedere all’indennità di maternità e paternità. Ecco cosa sapere.

Congedo di maternità e paternità anche per autonomi e collaboratori: i chiarimenti dell’INPS
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Molti lavoratori autonomi ignorano un loro diritto fondamentale: possono accedere all’indennità di maternità e paternità esattamente come i dipendenti, purché iscritti alla Gestione Separata dell’INPS. A confermarlo è il Messaggio INPS del 26 settembre 2025, che chiarisce le condizioni per ricevere il sostegno economico durante la gravidanza, dopo il parto, ma anche in caso di adozione o affidamento di un minore.

Questa forma di tutela non è automatica per tutti: per ottenerla, non devi essere titolare di pensione né avere copertura assicurativa per la maternità in un’altra gestione. Se hai più posizioni attive – ad esempio, una da lavoratore dipendente – l’indennità sarà erogata in base alla posizione principale. Inoltre, è richiesto almeno un mese di contributi versati nei 12 mesi precedenti l’inizio del congedo.

Contributi, vincoli e particolarità: cosa cambia tra collaboratori e professionisti

Una delle distinzioni chiave riguarda il versamento dei contributi. Se sei collaboratore coordinato e continuativo, l’indennità ti viene riconosciuta anche se il committente non ha versato regolarmente i contributi, grazie al principio di automaticità delle prestazioni. Per i liberi professionisti, invece, la responsabilità del versamento è personale: l’assenza di regolarità contributiva comporta la perdita del diritto all’indennità.

Il periodo coperto dalla maternità standard è di cinque mesi più il giorno del parto: due mesi prima e tre mesi dopo la nascita. La normativa, tuttavia, consente un certo grado di flessibilità: puoi continuare a lavorare e percepire comunque il contributo INPS, un vantaggio prezioso per chi lavora in autonomia.

In situazioni particolari, come complicanze mediche o ambienti lavorativi rischiosi, la ASL e la Direzione Territoriale del Lavoro possono disporre interdizioni anticipate o prolungate, estendendo il periodo fino a sette mesi dopo il parto. Inoltre, se nell’anno precedente alla maternità hai avuto un reddito inferiore a €9.456,53 (soglia 2025 rivalutata), puoi richiedere tre mesi aggiuntivi di sostegno economico.

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Flessibilità e diritti anche per i padri

La normativa riconosce il congedo anche ai padri, in presenza di condizioni specifiche: morte della madre, grave infermità, abbandono del minore o affido esclusivo. Il padre non è obbligato ad astenersi dal lavoro e, come la madre, può accedere agli ulteriori tre mesi di indennità se il suo reddito annuale rientra nei limiti previsti.

Esistono inoltre opzioni di flessibilità nel periodo di fruizione: è possibile, ad esempio, iniziare la maternità solo un mese prima del parto e prolungarla per i quattro mesi successivi, oppure optare per cinque mesi interamente post-partum, comunicando la scelta nella domanda online. In questi casi, non serve allegare certificazioni mediche, ma è necessario dichiarare l’opzione tramite la procedura telematica INPS.

Come fare domanda e ricevere l’indennità

L’indennità economica corrisponde all’80% di 1/365 del reddito annuo dichiarato alla Gestione Separata. L’INPS la eroga direttamente tramite bonifico bancario o su libretto postale. Attenzione: il diritto decade se la domanda non viene presentata entro un anno dalla fine del periodo indennizzabile.

La via d’accesso è completamente digitale: si compila la domanda sul sito INPS, utilizzando SPID, CIE o CNS. Il certificato medico di gravidanza deve essere inviato dal ginecologo tramite i sistemi INPS, mentre, entro 30 giorni dalla nascita, dovrai comunicare la data effettiva del parto per consentire all’ente di finalizzare l’erogazione.

Per chi lavora in autonomia o in forme di collaborazione, conoscere e attivare questi diritti può fare la differenza tra rinunciare a un sostegno fondamentale o viverlo come risorsa concreta in un momento cruciale.