La prescrizione incide sulla riscossione: scopri tempi e modalità per evitare pagamenti non dovuti e richiedere annullamenti.
La Legge di Bilancio è ormai in dirittura d’arrivo e mercoledì 8 dicembre sarà sottoposta al voto di fiducia in aula. Prima della conclusione dell’anno, è atteso il definitivo via libera del Parlamento. Questo articolo esplora le implicazioni della nuova normativa con particolare riferimento alle cartelle esattoriali.
Il dibattito politico è vivace, ma sembra che gli emendamenti rimasti non apporteranno cambiamenti di portata straordinaria. Mentre molti attendevano la rottamazione quinquies con speranza, dovranno forse guardare al 2025 per ulteriori sviluppi. In quell’anno, come promesso dalla Lega, è previsto un decreto ad hoc. Tuttavia, per molti contribuenti, il 2025 segnerà la sparizione di diverse cartelle grazie alle normative vigenti.
Cancellazione automatica: la rivoluzione della riscossione
Una delle principali novità introdotte dalla riforma riguarda la cancellazione d’ufficio delle cartelle non incassate entro cinque anni. Questa svolta permette ai contribuenti di vedere annullate vecchie pendenze senza necessità di presentare alcuna richiesta. Il risultato? Debiti ormai inesigibili ritornano agli enti originari, che valutano se effettivamente annullare o cercare altre soluzioni per il recupero.
Chiaramente, questa disposizione si applica prevalentemente a contribuenti con problemi di solvibilità, come soggetti che non possiedono beni recuperabili. Per i lavoratori dipendenti, pensionati o chi beneficia del rimborso fiscale, l’Agenzia delle Entrate cercherà comunque di recuperare quanto dovuto attraverso altri strumenti come ipoteche o pignoramenti. In sintesi, solo coloro che veramente non possono saldare vedranno la scomparsa delle loro cartelle esattoriali.
Prescrizione delle cartelle esattoriali: cosa cambia?
Con l’avvicinarsi del 31 dicembre 2024, molte cartelle esattoriali raggiungeranno il termine della prescrizione. Secondo la legge, la notifica di questi documenti ha una scadenza precisa, dopo la quale il debito non potrà più essere esatto. Ma attenzione: se una cartella è prescritta, spesso il concessionario continua a richiederne il pagamento. Spetta quindi al contribuente invocare la prescrizione e richiedere l’annullamento.
I termini di prescrizione variano: 10 anni per tasse come IRPEF o IVA, e solo 3 per il bollo auto. Questi limiti temporali, delineati per facilitare una chiara gestione fiscale, determinano quando effettivamente una cartella non può più essere esatta. Nel caso in cui il contribuente non riceva notifiche entro i termini stabiliti, il diritto dell’Agenzia delle Entrate a riscuotere si riduce sensibilmente.
Notifiche mancate e nuove opportunità
Un’altra situazione di interesse riguarda le cartelle esattoriali non notificate entro i termini legali. Il Decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973 stabilisce che la notifica dev’essere eseguita entro specifici periodi. Ad esempio, per cartelle derivanti da controlli automatici del modello 730, la notifica deve avvenire entro il terzo anno successivo alla dichiarazione. Secondo queste norme, una cartella non può essere notificata oltre il 31 dicembre del 2024 se riferita a dichiarazioni del 2021.
Tuttavia, se una cartella non viene notificata per tempo, le sue condizioni di prescrizione si azzerano e ricominciano da capo. Lo stesso vale per debiti derivanti da errori o rimborsi inesatti da parte del Fisco, in cui i termini di notifica e prescrizione devono essere osservati con attenzione. La conoscenza di queste dinamiche fiscali offre ai contribuenti una maggiore sicurezza e chiarezza nel loro rapporto con l’ente impositore.