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Cartelle esattoriali irrecuperabili: cosa cambia dal 2025

Cartelle esattoriali irrecuperabili: cosa cambia dal 2025
Photo by jackmac34 – Pixabay
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Il nuovo meccanismo del discarico anticipato è fermo in attesa di chiarimenti normativi, rallentando l’attuazione della riforma fiscale.

Cartelle esattoriali irrecuperabili: cosa cambia dal 2025
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Il meccanismo dello stralcio automatico delle cartelle non pagate entro cinque anni è uno dei tasselli chiave della riforma fiscale varata con il Decreto Riscossione. Le nuove regole, confluite nel Testo Unico pubblicato in Gazzetta Ufficiale a marzo, prevedono la possibilità di cancellare i carichi affidati all’Agenzia delle Entrate Riscossione (AdER) quando risultano definitivamente inesigibili. Tuttavia, per rendere operativa la norma serve ancora un decreto attuativo, ad oggi assente. L’attesa non riguarda solo questa misura: l’intera impalcatura della riforma fiscale procede a rilento, tra proroghe e decreti ancora da finalizzare.

Cartelle esattoriali: cosa cambia con le nuove regole

Dal 1° gennaio 2025, le quote affidate all’AdER saranno soggette a un nuovo regime. L’articolo 3 del decreto legislativo n. 110 del 2024 introduce il cosiddetto “discarico automatico o anticipato”, che consente all’ente creditore di riacquisire i crediti ritenuti non più recuperabili. Questo strumento può essere applicato nei casi di fallimento chiuso, liquidazione giudiziale conclusa o assenza totale di beni da aggredire. Non si tratta di un annullamento del debito, ma di una restituzione amministrativa delle cartelle, ormai considerate irrecuperabili. Il principio è chiaro, ma resta inattuato: la burocrazia frena l’ingranaggio.

Tre decreti mancanti: lo stralcio resta sulla carta

Ad oggi, per rendere operativo lo stralcio automatico servono tre decreti attuativi. Il primo dovrà stabilire le modalità con cui applicare la nuova procedura. Il secondo definirà i tempi e i passaggi per consentire agli enti creditori di richiedere la riconsegna anticipata delle cartelle non incassate. Il terzo, infine, dovrà fornire le istruzioni per ottenere la documentazione residua. Senza questi tasselli, la norma resta incompleta. E sebbene il decreto Riscossione non abbia fissato una scadenza per l’adozione dei provvedimenti, la mancanza di chiarezza normativa pesa soprattutto sulle amministrazioni coinvolte. In un contesto in cui la lentezza attuativa è diventata la regola, ogni ritardo acuisce la distanza tra riforma scritta e riforma concreta.

Riforma fiscale in affanno: tanti decreti, pochi risultati

Cartelle esattoriali irrecuperabili: cosa cambia dal 2025
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Dall’autunno 2023 sono stati approvati 16 decreti legislativi, da cui derivano ben 90 provvedimenti attuativi. Al 3 luglio 2025, ne restano ancora 40 da approvare. Nonostante la mole di lavoro da completare, il ritmo è calato drasticamente: da marzo sono stati firmati appena sei testi. Il Governo ha già rinviato le prime scadenze al 31 dicembre 2024 per la stesura dei Testi Unici, ma l’orizzonte temporale si allunga ancora. Ora si guarda al 29 agosto 2026 per completare la revisione fiscale, con due anni in più per eventuali modifiche correttive. La riforma, tanto attesa quanto ambiziosa, procede con fatica. L’esempio dell’IRPEF, primo banco di prova, è emblematico: il cammino verso un fisco più equo e funzionale è ancora tutto in salita.