A fine luglio, il bonus asilo nido 2025 è ancora al centro delle preoccupazioni per migliaia di famiglie italiane. Nonostante le domande siano partite da mesi, i pagamenti dell’INPS risultano rallentati o del tutto bloccati.

Molte famiglie si trovano a fine luglio senza aver ricevuto nemmeno un rimborso. Le segnalazioni sui canali ufficiali dell’INPS raccontano di un bonus partito formalmente a marzo, ma ancora fermo alla fase di lavorazione delle istanze. L’Istituto chiarisce che l’analisi delle domande spetta alle sedi territoriali, rendendo di fatto impossibile un monitoraggio centralizzato. Così, mentre gli asili nido si avviano alla chiusura estiva, il bonus nido resta una misura più simbolica che concreta, con i versamenti che arrivano — quando arrivano — troppo tardi per sostenere davvero le famiglie.
Semplificazioni annunciate, ma solo sulla carta
La Legge di Bilancio 2025 aveva fatto sperare in un cambio di passo, prevedendo novità che puntavano ad accelerare le procedure. In realtà, l’unico cambiamento effettivo è stato un aumento dei documenti richiesti: oggi, per ottenere il rimborso, non bastano più le fatture, ma servono anche ricevute di pagamento tracciabile. Un paradosso, considerando che l’articolo 1, comma 212 della legge n. 207/2024 avrebbe dovuto semplificare tutto grazie all’accesso automatico dell’INPS alle fatture elettroniche presenti nella banca dati dell’Agenzia delle Entrate. A peggiorare il quadro, è stato stralciato anche l’emendamento che prevedeva il riconoscimento diretto del bonus ai Comuni per applicare sconti in fattura agli asili convenzionati.
Requisiti più stringenti, molte domande rischiano lo stop
Un’altra novità passata quasi inosservata riguarda i requisiti di accesso: la circolare INPS di marzo ha chiarito che il bonus è riservato esclusivamente agli asili nido pubblici o privati autorizzati. La semplice denominazione della struttura non basta. Devono infatti essere rispettati criteri precisi, tra cui la presenza di un progetto pedagogico, requisiti igienico-sanitari e un corretto rapporto educatori-bambini. Restano escluse ludoteche, spazi gioco e altri servizi all’infanzia privi di autorizzazione specifica, perché come chiarito dall’INPS: “i regolamenti degli Enti locali prevedono requisiti strutturali e gestionali semplificati […] rispetto a quelli individuati per gli asili nido.”
L’unica via? Il sollecito diretto all’INPS

Di fronte a un sistema che accumula ritardi da quasi dieci anni, l’unica opzione per chi ha una domanda valida ma ancora ferma è inoltrare un sollecito. Oltre al Contact Center, è possibile utilizzare il portale INPS Risponde, inserendo il numero di protocollo della richiesta. Il quesito viene poi inoltrato alla sede territoriale competente, che dovrebbe fornire un riscontro in pochi giorni. Tuttavia, si tratta di una procedura che non garantisce lo sblocco effettivo della domanda. Un quadro critico, in cui il bonus nido 2025 rischia di trasformarsi in una promessa disattesa, con tempi troppo lunghi per rispondere alle reali esigenze delle famiglie italiane.