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Assenza per malattia: quando il datore contesta il certificato medico

Assenza per malattia: quando il datore contesta il certificato medico
Photo by Parentingupstream – Pixabay
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Il certificato del medico curante giustifica l’assenza dal lavoro, ma non è sempre inattaccabile: ecco cosa può fare l’azienda e come può difendersi il dipendente.

Assenza per malattia: quando il datore contesta il certificato medico
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“Ti passerà, è malattia come è venuta puoi mandarla via”, canta Umberto Tozzi nel brano Qualcosa qualcuno. Parole che descrivono una condizione sfuggente, che ben si adatta anche al contesto lavorativo, dove l’assenza per motivi di salute può diventare terreno di tensioni tra lavoratore e datore di lavoro. Se da un lato il diritto alla salute è tutelato dalla Costituzione, dall’altro l’impresa ha tutto l’interesse a evitare abusi.

Nel mezzo, c’è il certificato medico, documento che giustifica formalmente l’assenza ma che non ha valore assoluto. La normativa italiana riconosce infatti al certificato un valore probatorio relativo: è valido fino a prova contraria. Questo significa che il datore di lavoro può metterlo in discussione se ha fondati dubbi sulla reale condizione del dipendente.

Cosa può fare l’azienda in caso di sospetto

Nel caso in cui il datore ritenga l’assenza ingiustificata, ha diverse opzioni a disposizione. Può richiedere una visita fiscale tramite l’Inps, affidata a un medico pubblico incaricato di verificare lo stato di salute del lavoratore. Il controllo può confermare, ridurre o revocare la prognosi indicata dal medico curante. Non è raro, ad esempio, che il medico fiscale ritenga il dipendente idoneo a riprendere il lavoro anche in presenza di un certificato ancora valido.

In alternativa, l’azienda può ingaggiare investigatori privati, con l’obiettivo di documentare eventuali comportamenti incompatibili con lo stato di malattia, come svolgere lavori in nero o praticare sport impegnativi. In entrambi i casi, è essenziale il rispetto della privacy del lavoratore, ma la giurisprudenza italiana ha più volte confermato la legittimità di queste indagini se condotte in modo corretto.

Cosa succede se il medico fiscale non conferma la malattia

Se la visita fiscale dà esito negativo, le conseguenze possono essere immediate: l’indennità di malattia può essere sospesa, l’assenza considerata ingiustificata e il lavoratore invitato a rientrare in servizio. Tuttavia, il dipendente ha il diritto di contestare il giudizio del medico fiscale, chiedendo una seconda valutazione da parte di un medico dell’Inps. In questi casi, il referto viene aggiornato con la riserva del lavoratore, e sarà l’Inps a decidere se confermare o annullare la prognosi.

Nel caso in cui la controversia si protragga, è possibile fare ricorso giudiziario. Il giudice del lavoro, supportato da eventuali consulenze mediche, sarà chiamato a stabilire se l’assenza fosse o meno giustificata. E proprio in sede di giudizio può emergere la discrepanza tra le opinioni del medico curante, del medico fiscale e del medico aziendale: una situazione tutt’altro che rara.

Difendersi da contestazioni e mantenere i diritti

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Quando il certificato viene contestato, il lavoratore non è disarmato. Ha diritto a presentare ricorso all’Inps oppure rivolgersi al tribunale, allegando documentazione clinica e, se necessario, facendo valere la propria versione dei fatti. Il giudice può incaricare un medico terzo per dirimere il conflitto, valutando la condizione del dipendente nel periodo oggetto di contestazione.

Il datore, dal canto suo, può sempre sollevare dubbi legittimi, anche dopo una visita fiscale positiva, se emergono elementi nuovi o comportamenti sospetti. Tuttavia, ogni azione deve basarsi su elementi concreti, nel rispetto della riservatezza e della dignità del lavoratore.

Insomma, il certificato medico resta un documento fondamentale, ma non rappresenta un “lasciapassare” assoluto. Come la malattia descritta da Tozzi, anche nel mondo del lavoro può essere percepita come qualcosa di sfuggente, soggetta a valutazioni diverse. Per questo, la chiave è una gestione trasparente e rispettosa dei diritti di entrambe le parti.