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Sugar tax rinviata ancora: slitta al 2026 per l’ottava volta

Sugar tax rinviata ancora: slitta al 2026 per l’ottava volta
Photo by Tirelire_Avenue – Pixabay
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Resistenze industriali e problemi tecnici rimandano l’imposta nata per combattere diabete e obesità legate al consumo di zucchero.

Sugar tax rinviata ancora: slitta al 2026 per l’ottava volta
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Nel corso del Consiglio dei Ministri straordinario convocato nel pomeriggio, il Governo ha varato un decreto fiscale con effetti immediati. Tra le misure, la più attesa riguarda la proroga delle scadenze fiscali legate alla dichiarazione dei redditi. Il termine per i versamenti previsti per il 30 giugno è stato rinviato al 20 luglio 2025, che slitta automaticamente al 21 essendo il 20 una domenica.

I contribuenti avranno inoltre tempo fino al 20 agosto per mettersi in regola, con una maggiorazione dello 0,40%. Questa estensione interessa chi rientra nel regime ISA, chi adotta il regime forfettario o di vantaggio e i soci di enti che applicano gli ISA. Esclusi, invece, i lavoratori dipendenti, i pensionati e chi non esercita attività d’impresa o di lavoro autonomo.

Viene quindi confermata una prassi ormai consolidata, dettata anche da quanto stabilito dallo Statuto del contribuente: nessun adempimento fiscale può essere imposto prima di 60 giorni dall’adozione dei relativi provvedimenti. Una tutela che, tra software non ancora aggiornati e incertezze normative, rende questa proroga quasi inevitabile.

Sugar tax ancora rinviata: è l’ottava volta in cinque anni

Era attesa per il 1° luglio, ma la sugar tax incassa un nuovo rinvio: sei mesi in più prima di vedere la luce. L’imposta sulle bevande zuccherate introdotta dalla Legge di Bilancio 2020 resta sulla carta. Introdotta con l’intento di scoraggiare il consumo di prodotti con edulcoranti aggiunti, la tassa mira a ridurre patologie legate all’eccessivo consumo di zucchero, come diabete e obesità.

L’imposta prevede 10 euro per ettolitro sui prodotti finiti e 0,25 euro al chilo per quelli da diluire. Ma la sua applicazione è stata posticipata più volte, a causa di criticità operative e forti resistenze da parte delle aziende del settore. Il rinvio contenuto nel nuovo decreto conferma dunque un clima di incertezza che circonda questa misura fin dalla sua ideazione.

IMU 2025, più tempo per i Comuni: nuovo termine al 15 settembre

Il decreto fiscale concede una boccata d’ossigeno anche agli enti locali. I Comuni avranno tempo fino al 15 settembre 2025 per approvare le delibere IMU con il nuovo prospetto standard. Il termine precedente, fissato al 28 febbraio, aveva messo in difficoltà molte amministrazioni, rischiando di costringerle ad applicare le aliquote base per il saldo. Con questa proroga, si evita un potenziale buco nelle entrate comunali e si offre un margine operativo più ampio per adeguarsi alle nuove regole.

Nel pacchetto rientra anche una proroga “postuma”: le dichiarazioni dei redditi e IRAP relative al 2024, scadute lo scorso 31 ottobre, saranno considerate tempestive se inviate entro l’8 novembre. Nessun rimborso però per chi ha già versato sanzioni tramite ravvedimento operoso. E attenzione: la proroga non vale ai fini dell’adesione al concordato preventivo biennale o al ravvedimento speciale.

Sugar tax rinviata ancora: slitta al 2026 per l’ottava volta
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Impatriati, si stringe la maglia dei benefici fiscali

Cambia il regime agevolato per chi decide di rientrare in Italia. Il decreto prevede modifiche significative alle attuali misure di favore per i cosiddetti impatriati. In particolare, salta la possibilità di cumulo tra diversi benefici, come lo sconto del 50% (che in alcuni casi arrivava al 60%) e quello riservato a docenti e ricercatori. L’obiettivo è evitare sovrapposizioni che moltiplichino il vantaggio fiscale oltre il previsto.

A essere toccato è anche il cumulo con il regime per i “Paperoni” che prevede una tassazione forfettaria di 200.000 euro annui sui redditi prodotti all’estero. Per chi rientra nel 2024, questa possibilità verrà meno, con l’intento di rendere più equilibrato e selettivo il sistema di agevolazioni. Un cambio di passo che potrebbe incidere sulle strategie di rientro dei cervelli dall’estero, ma che punta a razionalizzare l’uso delle risorse fiscali.