Una procedura utile ma ancora poco accessibile: si riapre il dibattito sul riscatto della laurea grazie a una proposta per renderlo più economico e inclusivo.

Riscattare la laurea significa trasformare gli anni del proprio percorso universitario in anni validi ai fini pensionistici. Una possibilità rivolta a chi ha completato il corso di studi e vuole che quel tempo venga riconosciuto come contributivo. Attenzione però: non tutti gli anni valgono. Sono ammessi solo quelli “regolari”, escludendo eventuali fuori corso, e soltanto se il titolo è stato conseguito.
Il primo passo è la presentazione della domanda all’Inps. Se accettata, il richiedente dovrà versare una cifra calcolata in base a specifici parametri. L’onere può essere pagato in un’unica soluzione o in 120 rate mensili, senza interessi. Una volta estinto il debito, quegli anni vengono conteggiati per raggiungere sia l’età pensionabile che l’importo dell’assegno.
La procedura è valida per tutte le tipologie di titoli universitari: lauree triennali, magistrali, vecchio ordinamento, dottorati, diplomi universitari e di specializzazione. Nel caso di studi compiuti all’estero, valgono solo se riconosciuti legalmente in Italia.
Quanto costa riscattare la laurea
I costi possono variare sensibilmente, a seconda del tipo di riscatto (ordinario o agevolato), del reddito del richiedente e del periodo storico degli studi. Se si parla di anni antecedenti al 1996, quando vigeva il sistema retributivo, il calcolo avviene con la cosiddetta “riserva matematica”: un metodo complesso e spesso molto oneroso, che può arrivare anche a diverse decine di migliaia di euro.
Per gli anni successivi al 1996, invece, si utilizza il “metodo percentuale”, che applica un’aliquota del 33% sulla retribuzione imponibile più recente. Un esempio pratico? Un lavoratore con un reddito annuo lordo di 30mila euro potrebbe dover versare oltre 40mila euro per riscattare 4 anni.
Se però a presentare la domanda è un inoccupato, l’importo viene calcolato sul reddito minimo previsto dalla Gestione Artigiani e Commercianti (pari, nel 2025, a 18.555 euro). In questo caso, il costo si abbassa a circa 6.123 euro per ogni anno, ovvero 24.500 euro per un’intera laurea quadriennale. Inoltre, chi utilizza il riscatto ordinario ha diritto a detrarre il 50% della spesa dall’Irpef.

Come funziona il riscatto agevolato
Dal 2019 è stata introdotta la possibilità di riscattare la laurea con una formula agevolata. Anche in questo caso si applica l’aliquota del 33% sul reddito minimo (18.555 euro), ma la misura è riservata agli anni di studio successivi al 1° gennaio 1996 e non consente la detrazione del 50% Irpef.
Il vantaggio principale? Il costo contenuto: 6.123 euro per ciascun anno. Tuttavia, trattandosi di una modalità semplificata e meno onerosa, anche il peso contributivo sulla pensione finale sarà minore rispetto al riscatto ordinario.
In quali casi conviene? Due i profili che traggono maggior beneficio:
- chi vuole anticipare la pensione e ha bisogno di raggiungere prima i requisiti contributivi;
- i neolaureati inoccupati, che possono approfittare del calcolo basato su un reddito minimo.
Meno interessante, invece, per chi è ormai vicino alla pensione di vecchiaia: in quel caso l’aumento dell’assegno mensile risulta minimo e difficilmente giustifica la spesa sostenuta.
Cosa prevede la nuova proposta al vaglio del Parlamento
Negli ultimi giorni il tema è tornato d’attualità grazie a una proposta di legge firmata dalla senatrice di Fratelli d’Italia, Carmela Bucalo. L’obiettivo? Ridurre sensibilmente i costi, portando la cifra da oltre 6mila euro ad appena 900 euro per anno di studio riscattato.
Un intervento pensato per sostenere soprattutto il personale scolastico, spesso soggetto a condizioni di stress elevato e burnout, ma anche per favorire il ricambio generazionale nel settore pubblico. La proposta è ancora in fase di discussione, ma potrebbe rappresentare una svolta per molti contribuenti che oggi, semplicemente, non possono permettersi il riscatto.