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Porti Tanto, Sfruttati Male: La Sfida della Logistica in Sicilia

Porti Tanto, Sfruttati Male: La Sfida della Logistica in Sicilia
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Nonostante il suo potenziale, la rete logistica siciliana fatica a tradurre il traffico marittimo in valore economico tangibile per l’isola.

Nel cuore del Mediterraneo, la Sicilia gioca un ruolo di primo piano nel traffico marittimo. Eppure, questa posizione strategica sembra un paradosso se consideriamo la capacità dell’isola di generare valore economico dalla logistica. Secondo uno studio presentato da Prometeia, nel corso del Forum delle Economie organizzato da UniCredit a Catania, la Sicilia incarna un fulcro del 21% del traffico marittimo italiano. Tuttavia, la rete imprenditoriale e logistica dell’isola resta decisamente sottodimensionata. Con migliaia di imprese, il contributo alla crescita nazionale è di appena il 2,7% del fatturato della logistica, un dato in netto contrasto con il volume di merci movimentate attraverso i porti del sud, tra cui Palermo, Augusta e Catania.

Le Limitazioni delle Imprese Locali

Le aziende siciliane vivono un dualismo cronico: piccole, spesso con un mercato interno debole e frammentato che ostacola crescita e innovazione. La domanda interna si dissolve tra emigrazione e bassi redditi, generando una catena di approvvigionamento che non può guadagnare da economie di scala. Tuttavia, c’è un raggio di speranza. Nonostante le dimensioni ridotte, queste imprese esibiscono una solidità finanziaria superiore alla media nazionale, grazie a indici di indebitamento inferiori e a una propensione a investire in settori come l’autotrasporto. Interessante è anche l’ambito degli investimenti stranieri: sebbene le imprese a controllo estero rappresentino solo lo 0,6% del totale, generano un quinto del fatturato della logistica isolana.

Infrastrutture e Tecnologia: La Sfida Cruciale

Nella corsa alla modernità, la vera prova si gioca tra infrastrutture e tecnologia. Adeguarsi agli standard della digitalizzazione, puntare sulla diminuzione delle emissioni e competere nel cruciale "ultimo miglio" urbano potrebbero essere le chiavi per trasformare il sistema logistico siciliano. Ma per ottenere tali risultati, le sole iniziative private non possono bastare. Lo studio Prometeia sottolinea la necessità stringente di investimenti pubblici in interporti, nodi intermodali e reti digitali per evitare che i porti siciliani restino semplici passaggi tranzitivi.

Il Ruolo del Pnrr e delle Strategie Future

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) promette risorse significative, ma c’è ancora tanto da fare. Con finanziamenti destinati a innovazioni come l’idrogeno e l’elettrificazione delle infrastrutture portuali, il vero gap da colmare resta lo sviluppo dell’intermodalità terrestre. Come rimarcato da Salvatore Malandrino di UniCredit, è essenziale un accompagnamento del sistema bancario, offrendo credito e sviluppando competenze e reti operative. Pertanto, la Sicilia deve inventarsi non tanto un nuovo ruolo, quanto realizzare quello già esistente: sfruttare appieno il suo potenziale logistico per passare da semplice porta del Mediterraneo a propulsore dinamico di ricchezza territoriale.

Con la giusta strategia, la Sicilia potrebbe interrompere l’attuale stallo e sfruttare in modo proficuo le proprie risorse marittime. L’isola non deve più essere spettatrice, ma protagonista nel plasmare nuove opportunità di crescita economica.

Fonte: www.ilsole24ore.com