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L’importanza delle Microimprese nel Settore dei Rifiuti in Italia: Un Quadro Attuale

L’importanza delle Microimprese nel Settore dei Rifiuti in Italia: Un Quadro Attuale
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Le microimprese rappresentano una fetta significativa dell’industria del riciclaggio in Italia, particolarmente quelle attive nel settore dei rifiuti. Ma come si configurano esattamente queste piccole attività nel panorama economico nazionale? Scopriamo di più attraverso i dati presentati dal rapporto "L’Italia che ricicla 2025" di Assoambiente, che analizza le dinamiche e le sfide affrontate da questi operatori spesso sottovalutati.

In Italia, la maggior parte degli operatori del riciclo appartiene alla categoria delle microimprese, con una dimensione che non supera i dieci dipendenti e un fatturato inferiore ai due milioni di euro. Nel sud e nelle isole, questa percentuale cresce ulteriormente, raggiungendo il 69%. Al contrario, solo una piccola porzione è costituita da grandi aziende, mentre il 31% è composto da piccole imprese, che impiegano meno di 50 persone e fatturano meno di 50 milioni di euro. Il rapporto, promosso da Unicircular di Assoambiente, mette in luce queste statistiche sorprendenti, evidenziando come l’economia circolare sia sostenuta da una base ampia e diversificata.

Le Performance Economiche: Un Analisi Dettagliata

La ricerca condotta dalla società Ref, su un campione di 1.192 aziende del settore, rivela numerose sfide inerenti alla struttura economica di queste imprese. Sebbene il ricavato totale superi i 5,6 miliardi di euro, gran parte delle entrate è generata da poche imprese di dimensioni maggiori. Tuttavia, le microimprese, pur avendo una struttura più flessibile e adattabile, si trovano spesso in difficoltà dal punto di vista organizzativo e finanziario. Le grandi aziende, con lavorazioni più efficienti e un accesso più agevole al credito, toccano una produttività di 483mila euro per addetto, un dato molto distante dai 123mila euro delle piccole imprese. L’Ebitda margin medio, sebbene consistente, non sfugge a una certa uniformità, fermandosi al 13% per le micro e salendo solo al 15% per le grandi.

Il Tessuto Economico Italiano: Opportunità e Sfide

Paolo Barberi, presidente della sezione Unicircular di Assoambiente, descrive uno scenario di crescita e adattamento che consente all’industria del riciclo d’impegnarsi efficacemente nel recupero delle materie prime. Tuttavia, molti settori rimangono meno attraenti per le grandi imprese a causa di barriere logistiche ed economiche. Ad esempio, la gestione degli inerti, che corrispondono a metà dei rifiuti italiani annuali, offre margini troppo bassi per suscitare interesse. Le microimprese, invece, sono in grado di sviluppare soluzioni locali ad hoc che alimentano circuiti virtuosi di riutilizzo e riciclo, nonostante l’ostacolo delle tempistiche autorizzative per nuovi impianti di riciclo.

Nuove Prospettive per la Materia Riciclata

Il futuro dell’economia circolare passa anche attraverso la creazione di mercati appetibili per la materia riciclata. Barberi sottolinea urgenza nel rendere economicamente viable l’uso di materiali riciclati attraverso incentivi che possano sostenere tutto il ciclo del riciclo, specialmente nel contesto della crisi del settore del riciclaggio della plastica. Qui, la competizione con il materiale vergine è particolarmente segnata, mettendo a rischio il sistema di raccolta e recupero. Il Circular Economy Act, atteso per il 2026, dovrebbe offrire strumenti regolatori e incentivi per privilegiare questa transizione ecologica. L’uso di certificati per chi impiega materie riciclate potrebbe essere una leva efficace per rivitalizzare questo mercato, rendendolo più competitivo e attrattivo per gli investitori." La decarbonizzazione e la sicurezza delle risorse del Paese, pertanto, dipendono grandemente da un salto di qualità nella governance del riciclo.

Fonte: www.ilsole24ore.com