In un’ottica di protezione e valorizzazione delle buste paga, la Legge di Bilancio 2026 introduce nuove significative misure. Tra queste, spicca un ulteriore passo avanti nel campo della detassazione dei bonus per i dipendenti.

La recente bozza legislativa mostra come l’aliquota dell’imposta sostitutiva applicabile ai premi di produttività scenderà fino all’1%. Dal 2023, infatti, l’aliquota è già stata abbassata al 5% rispetto alla flat tax originale del 10%. Nonostante tali provvedimenti siano limitati a specifiche condizioni lavorative, questa agevolazione interessa potenzialmente circa 5 milioni di dipendenti, in base ai dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
Revisione dei premi di produttività: cambiamenti all’orizzonte
La proposta di Legge di Bilancio 2026 punta a riformare le regole di tassazione previste dallo storico Disegno di Legge del 2016 riguardante i premi di risultato. Si tratta di riconoscimenti legati a miglioramenti in produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione.
Per i bonus collegati ad obiettivi specifici, si applica una sostitutiva dell’IRPEF e delle addizionali regionali e comunali. Ricordiamo che già dal 2023, grazie a misure governative, questa è stata ridotta al 5% per importi fino a 3.000 euro lordi. Guardando avanti, nel 2026 e 2027, si prospettano due importanti novità:
- Un’ulteriore riduzione della flat tax fino all’1%.
- L’estensione del limite massimo per l’applicazione di questa aliquota a 5.000 euro.
Non tutti beneficeranno di tali modifiche. Infatti, il rapporto del Ministero del Lavoro, formulato a metà settembre, documenta che i valori medi dei premi sono spesso inferiori al nuovo limite stabilito.
Approfondimenti sulla detassazione dei premi

Con il progredire delle iniziative detassative, si punta a potenziare ulteriormente i premi erogati dai datori di lavoro, seppur subordinati a condizioni specifiche. Questa agevolazione si applica ai dipendenti il cui reddito non superi gli 80.000 euro annui, soglia valutata in relazione all’anno precedente all’erogazione del bonus. È fondamentale comprendere che per beneficiare delle aliquote ridotte, i bonus devono seguire uno schema ben precisato, non paragonabile ai rimborsi liberamente riconosciuti dalle aziende, che possono essere esclusi dal reddito imponibile.
I risultati da premiare devono essere operativamente misurabili e verificabili secondo criteri stabiliti dal decreto interministeriale del 25 marzo 2016. Solo le somme derivanti da contratti aziendali o territoriali, che siano regolarmente depositati e stipulati da rappresentanze sindacali riconosciute, possono accedere all’imposta ridotta del 5%.
Il panorama contrattuale e il futuro della detassazione
Secondo il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, al 15 settembre 2025, risultano operativi 17.827 contratti, con oltre il 70% concentrati principalmente in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Questo indica una forte propensione all’adozione di accordi locali o aziendali in specifiche aree del Paese.
Le aziende e i lavoratori si stanno adattando a questo nuovo panorama legislativo che offre opportunità di premi incentivati per la produttività, mantenendo uno sguardo attento alle realtà locali e alle trattative sindacali. La strategia di detassazione continua a delineare un futuro di maggiore equità fiscale per i dipendenti, incentivandoli a contribuire attivamente al miglioramento delle prestazioni aziendali.
