Le previsioni di detassazione della tredicesima e agevolazioni fiscali rimangono incerte, deludendo molteplici lavoratori italiani nel bel mezzo delle festività.

Le anticipazioni erano rosee, ma la realtà si è rivelata un’altra. La prima bozza della legge di Bilancio non contempla il tanto atteso bonus sulla tredicesima o le agevolazioni fiscali sugli straordinari e i giorni festivi. Il disegno di legge, nonostante le aspettative di molti, non prevede risorse sufficienti per includere queste misure, lasciando i lavoratori senza il previsto sollievo fiscale. Decisioni politiche come il mancato prelievo sui grandi patrimoni o sugli extraprofitti, salvo una tassazione limitata su banche e assicurazioni, hanno ulteriormente ridotto il margine di manovra economica, costringendo a scelte vincolate. Ciò che emerge è un quadro finanziario che stenta a garantire il sostegno promesso, con interventi limitati alla riduzione dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% per redditi fino a 50.000 euro e incentivi per il rinnovo dei contratti privati.
Ragioni dietro la scelta: perché la tredicesima è stata esclusa
L’esclusione della detassazione della tredicesima è stata dettata principalmente da motivi di sostenibilità economica. Inserire una misura di questo tipo avrebbe compromesso le già delicate finanze pubbliche. Le risorse sono state dirottate verso altri settori considerati prioritari, come la sanità e il supporto alle famiglie, nonostante la percezione di fondi ancora insufficienti. In uno scenario politico attento a non introdurre nuove imposte sui grandi capitali, l’orientamento del governo è stato di prudenza. Ha preferito focalizzarsi su misure più strutturali e con un impatto sostenibile, anziché su bonus limitati temporalmente e di difficile replicabilità nel tempo. Questa scelta di cautela riflette la linea del Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a discapito della realizzazione di proposte economiche più ambiziose.
Le iniziative incluse: ciò che la manovra offre realmente

Oltre alla rinuncia al bonus tredicesima, la legge di Bilancio introduce provvedimenti mirati a lungo termine. Tra questi, la riduzione dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% per i redditi fino a 50.000 euro. Questa modifica mira a distribuire con equità il beneficio nel corso dell’anno, facendosi sentire sulla busta paga con un incremento fino a 440 euro lordi annui. Un altro punto focale è il supporto al rinnovo dei contratti collettivi del settore privato, con le imprese incentivate a chiudere accordi tramite agevolazioni fiscali e contributive. Tuttavia, il peso delle azioni pianificate nel breve termine resta limitato. Gli effetti diluiti e meno percepibili di queste misure non riusciranno a sostituire l’impatto immediato che una tredicesima rinforzata avrebbe comportato, specialmente in un periodo in cui le spese familiari sono solitamente più elevate.
La tredicesima restituita ai lavoratori: una speranza diminuente
Nel 2025, la tredicesima rimarrà gravata dalle aliquote Irpef standard: 23% fino a 28.000 euro, 35% fino a 50.000 e 43% per redditi superiori. Inoltre, su questa mensilità aggiuntiva non verranno applicate detrazioni per il lavoro dipendente o per i carichi familiari, solitamente sparpagliate durante l’anno. Questo si tradurrà in pagamenti netti inferiore rispetto agli altri stipendi mensili, con molti lavoratori che vedranno un considerevole ridimensionamento nelle loro buste paga natalizie. L’assenza di agevolazioni si riflette in una percezione negativa: un dipendente con uno stipendio netto mensile di 1.700 euro percepirà una tredicesima di circa 1.400 euro, senza alcun aumento rispetto all’anno precedente. Il messaggio che giunge è di una promessa disattesa, alimentando il desiderio tra i lavoratori di una politica fiscale che sappia bilanciare le esigenze di bilancio con le aspettative economiche personali.