Home » Economia » Furti alle colonnine di ricarica: rame e microchip rubati

Furti alle colonnine di ricarica: rame e microchip rubati

Furti alle colonnine di ricarica: rame e microchip rubati
Photo by andreas160578 – Pixabay
Lettura: 3 minuti

Dietro ai furti ci sono bande organizzate e tecniche sofisticate: i ladri puntano ai componenti interni per rivenderli nel mercato grigio.

Furti alle colonnine di ricarica: rame e microchip rubati
Photo by andreas160578 – Pixabay

Non si tratta più solo di qualche episodio isolato: i furti alle colonnine elettriche si stanno trasformando in un vero e proprio trend criminale. Le infrastrutture di ricarica, spesso installate in aree pubbliche scarsamente presidiate, sono sempre più nel mirino. A Roma, Milano e in altre grandi città, i casi si moltiplicano con una frequenza preoccupante. Ma cosa spinge i ladri a prendere di mira queste tecnologie? E cosa si nasconde dietro questa nuova ondata di microcriminalità?

Rame e componenti, un business nascosto

I ladri sanno esattamente cosa cercare. Il primo obiettivo sono i cavi, ricchi di rame, metallo dal valore elevato e in continua crescita sul mercato nero. Alcuni impianti sono stati completamente svuotati, provocando danni per migliaia di euro. Il rame viene prelevato non solo dai cavi esterni, ma anche dall’interno delle colonnine, dove si trovano trasformatori, circuiti e cablaggi in rame puro. Un’operazione che richiede competenze tecniche: segno evidente che spesso si tratta di furti organizzati, e non di improvvisazioni.

Ma il rame non è l’unico elemento appetibile. Le colonnine ospitano anche componenti elettronici sofisticati: schede di controllo, microchip e software gestionali possono finire nel circuito parallelo delle officine abusive o essere rivenduti all’interno del cosiddetto mercato grigio. In alcuni casi, il danno non si limita alla sottrazione dei materiali: l’intera struttura va sostituita, con costi che possono superare i 5.000 euro per singolo impianto.

Una minaccia per la mobilità elettrica

La situazione è particolarmente critica nelle metropoli. A Roma, ad esempio, i furti si concentrano nelle zone semicentrali, spesso sprovviste di telecamere o vigilanza notturna. La mancanza di controlli rende le colonnine facili prede. Ma il problema non riguarda solo i gestori delle reti: le conseguenze ricadono anche sugli utenti. Quando una colonnina viene danneggiata, diventa inutilizzabile, riducendo la già limitata disponibilità di punti di ricarica. Questo rischia di rallentare la diffusione della mobilità sostenibile, proprio in un momento cruciale per la transizione ecologica.

Furti alle colonnine di ricarica: rame e microchip rubati
Photo by LeeRosario – Pixabay

Le contromisure: tecnologia e prevenzione

Per arginare il fenomeno, le aziende stanno investendo in soluzioni più sicure. Alcuni nuovi modelli di colonnine includono cavi retrattili che si riavvolgono automaticamente dopo l’uso, rendendo più complessa l’operazione di furto. Altri dispositivi incorporano sistemi di allarme e materiali meno appetibili per i ladri. Si parla anche dell’introduzione di telecamere intelligenti in grado di segnalare in tempo reale eventuali manomissioni. Tuttavia, questi sistemi comportano spese significative e non sono facilmente implementabili su larga scala.

Nel frattempo, cresce la richiesta di un maggiore presidio da parte delle forze dell’ordine e di un piano nazionale per la protezione delle infrastrutture verdi. Perché senza sicurezza, anche le migliori innovazioni rischiano di restare sulla carta.