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Contanti, tetto alzato a 10.000 euro: arriva una tassa sulle transazioni

Contanti, tetto alzato a 10.000 euro: arriva una tassa sulle transazioni
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Il Governo interviene con un emendamento alla Manovra: più libertà nei pagamenti in contanti, ma con un’imposta fissa per chi supera i 5.000 euro.

Contanti, tetto alzato a 10.000 euro: arriva una tassa sulle transazioni
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Il tetto all’utilizzo dei contanti torna a salire. Con un emendamento inserito nella Manovra finanziaria, il Governo ha deciso di innalzare il limite massimo per le transazioni cash da 5.000 a 10.000 euro. Una mossa che segna un nuovo cambio di rotta, accompagnata però da una misura correttiva: l’introduzione di un’imposta di bollo fissa pari a 500 euro per tutti i pagamenti in contanti compresi tra 5.000 e 10.000 euro.

È il secondo intervento dell’Esecutivo Meloni sul tema: nel 2023, il limite era già passato da 2.000 a 5.000 euro. Una scelta che aveva sollevato forti critiche da parte delle istituzioni europee, impegnate da anni nel promuovere una maggiore tracciabilità delle transazioni, proprio per contrastare evasione fiscale e riciclaggio.

L’obiettivo: più contante, ma con una soglia disincentivante

La linea del Governo è chiara: difendere l’uso dei contanti come forma di pagamento legittima e accessibile. Per questo ha scelto di alzare il limite, pur inserendo un vincolo economico pensato per non incrinare i rapporti con Bruxelles. La tassa da 500 euro si applicherà a ogni transazione tra 5.000 e 10.000 euro, senza distinzione, rendendo i pagamenti in contanti su questa fascia significativamente più onerosi.

Secondo diversi economisti, la reale efficacia della norma dipenderà dalla capacità dell’Agenzia delle Entrate di monitorare in modo puntuale questi movimenti. Se l’incrocio tra dati e sistemi informatici non sarà abbastanza robusto, il rischio è che l’imposta resti puramente simbolica. È quanto emerge anche da un’analisi pubblicata dal Sole 24 Ore, che solleva dubbi sull’impatto concreto della misura in assenza di controlli adeguati.

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Una storia di limiti al contante in continuo mutamento

Negli ultimi due decenni, il tetto al contante in Italia ha subito variazioni continue, spesso legate al colore politico dei governi in carica. Introdotto nel 2002 con un limite di 12.500 euro, ha toccato il minimo storico nel 2011 con un massimo di 1.000 euro. Da lì, un saliscendi: 3.000 euro nel 2016, poi 2.000 nel 2020, e infine 5.000 nel 2023 con il primo intervento dell’attuale Esecutivo.

I governi che hanno ridotto la soglia lo hanno fatto nel nome della lotta all’evasione fiscale, puntando sulla tracciabilità delle grandi transazioni. I sostenitori dell’aumento, invece, vedono nell’uso del contante una libertà da tutelare, anche in un contesto dove i pagamenti digitali sono ormai la norma.

Verso un tetto unico europeo: il dibattito continua

Proprio per evitare distorsioni tra Stati membri, l’Unione Europea sta lavorando a una proposta che preveda un limite uniforme all’uso del contante in tutta l’area Euro. Attualmente, i Paesi agiscono in modo autonomo, creando una situazione frammentata e poco trasparente. Ma trovare un’intesa non è semplice.

A frenare il progetto è soprattutto la resistenza di alcuni partiti conservatori, che siedono tra le fila del Partito Popolare Europeo – il gruppo con maggioranza relativa all’Eurocamera – spesso contrari all’introduzione di un tetto unico. Il dibattito resta aperto, ma la direzione intrapresa da Bruxelles è chiara: rafforzare la tracciabilità, anche nei pagamenti quotidiani, per rendere più efficaci le politiche fiscali comuni.