Possibili esclusi dall’operazione chi possiede beni o redditi: ecco i criteri di selezione previsti per limitare la sanatoria indiscriminata.

Un nuovo scenario si profila all’orizzonte per milioni di contribuenti italiani. Dopo le precedenti rottamazioni, il governo sta valutando un’operazione straordinaria che potrebbe tradursi in una cancellazione automatica e definitiva di parte delle cartelle esattoriali. Un’ipotesi concreta, che punta a dare respiro a chi ha debiti con il Fisco ma, allo stesso tempo, a liberare l’Agenzia delle Entrate Riscossione da una zavorra che ne ostacola l’operatività.
Parliamo di centinaia di miliardi di euro in crediti ormai considerati inesigibili, che continuano però a generare costi per la loro gestione. Le strutture pubbliche, infatti, devono destinare risorse e personale a pratiche senza più prospettive di recupero. Un meccanismo che penalizza sia lo Stato sia i cittadini.
Quali debiti saranno cancellati? I contorni dell’intervento
Secondo le prime stime, il nuovo “colpo di spugna” potrebbe interessare fino a 9 milioni di contribuenti. La cifra complessiva delle cartelle esattoriali accumulate sfiora i 400 miliardi di euro, ma gran parte di esse risulta ormai fuori portata per la riscossione.
L’intento è concentrare gli sforzi su crediti realmente esigibili, eliminando quelli legati a soggetti nullatenenti, falliti, deceduti senza eredi o comunque in condizioni tali da rendere inutile ogni tentativo di recupero. Una “resa fiscale”, forse, ma anche una presa d’atto della realtà.
Non si esclude però un approccio più ampio. Già in passato, lo Stato ha proceduto allo stralcio di cartelle più datate e di importo contenuto. Se si decidesse di seguire questa strada, la platea dei beneficiari potrebbe ampliarsi notevolmente, includendo anche contribuenti con debiti modesti ma risalenti nel tempo.

Chi sarà escluso e perché
Non tutti potranno beneficiare della cancellazione. Chi possiede beni aggredibili — come immobili, conti correnti o una pensione — difficilmente rientrerà nell’operazione. L’obiettivo è evitare una sanatoria indiscriminata e concentrare l’attenzione su posizioni di reale inesigibilità.
Il criterio centrale resta la sostenibilità della riscossione. Più una cartella appare vetusta e improduttiva, più probabile sarà la sua eliminazione. L’ultima relazione tecnica, in particolare, suggerisce l’annullamento dei debiti affidati all’agente della riscossione fino al 2024, con priorità per quelli risalenti al 2010 o anche prima.
Queste cartelle, seppur ancora valide sul piano formale, hanno scarse o nulle possibilità di portare fondi nelle casse pubbliche. Continuare a mantenerle attive comporta solo sprechi.
Una riscossione più snella: cosa cambierà davvero
Il risultato atteso è una macchina della riscossione più agile, focalizzata su crediti realistici e concretamente recuperabili. L’Agenzia delle Entrate potrebbe così ridurre il numero di pratiche in gestione, migliorando l’efficienza e tagliando costi inutili.
Per i contribuenti coinvolti, la cancellazione significherebbe l’azzeramento definitivo di debiti ormai considerati un peso incolmabile. Per lo Stato, un alleggerimento significativo che apre la strada a un sistema fiscale più moderno e sostenibile. La data cerchiata in rosso, per ora, è il 2026, ma le mosse del governo nei prossimi mesi saranno decisive per definire il perimetro dell’intervento.

